Commento critico ed esplicativo
2 Cronache 35:20
Dopo tutto questo, quando Giosia aveva preparato il tempio, Neco, re d'Egitto, salì per combattere. Dopo tutto questo, quando Giosia aveva preparato il tempio, Neco, re d'Egitto, salì per combattere contro Carchemis presso l'Eufrate; e Giosia gli uscì contro.
Dopo tutto questo, quando Giosia aveva preparato il tempio. Molto probabilmente calcolò che il ripristino del culto divino, con il risveglio della religione vitale nel paese, avrebbe condotto, secondo la promessa di Dio e l'esperienza uniforme del popolo ebraico, a un periodo di pace stabile e di maggiore prosperità. Le sue speranze furono deluse. Il luminoso intervallo di tranquillità che seguì al suo ristabilimento della vera religione fu breve. Ma bisogna osservare che questa interruzione non proveniva da alcuna infedeltà alla promessa divina, ma dallo stato in cui si era portato il regno di Giuda per l'apostasia nazionale, che attirava su di sé la tanto minacciata, ma lunga -giudizio differito di Dio.
Neco, re d'Egitto, salì a combattere contro Carchemis presso l'Eufrate. Neco, figlio di Psammetico, salì al trono d'Egitto nell'anno ventesimo di Giosia. Fu un re audace e intraprendente, che entrò con tutto il cuore nella lotta che le due grandi potenze dell'Egitto e dell'Assiria avevano a lungo portato avanti per l'ascesa politica. Ciascuno, geloso dei movimenti aggressivi del suo rivale, desiderava mantenere la Palestina come barriera di frontiera.
Dopo il rovesciamento di Israele, il regno di Giuda divenne sotto questo aspetto doppiamente importante; e sebbene il re e il popolo avessero una forte propensione per l'alleanza con l'Egitto, tuttavia dal tempo di Manasse era diventato un vassallo dell'Assiria; e sebbene nelle guerre civili che furono combattute tra Assiria e Babilonia, Ninive fosse caduta e il potere babilonese fosse in ascesa, Giosia, fedele ai suoi impegni politici non meno che alle sue religioni, si riteneva obbligato a sostenere gli interessi del suo nord feudatario. Quindi, quando "Neco, re d'Egitto, salì per combattere contro Carchemis... Giosia uscì contro di lui".
Carchemish, sul lato orientale dell'Eufrate, era la chiave dell'Assiria a ovest; e andandovi il re d'Egitto avrebbe trasportato le sue truppe per mare lungo la costa della Palestina, verso nord. Giosia, da fedele vassallo, decise di opporsi alla marcia di Neco attraverso le parti settentrionali di quel paese. Si incontrarono nella "valle di Megiddo" - cioè, la valle o pianura di Esdrelon. Il re egiziano era arrivato o per via d'acqua o attraverso le pianure della Filistea, tenendosi costantemente lungo la costa intorno all'angolo nordoccidentale del Carmelo, e così fino alla grande pianura di Meghiddo. Questa non era solo la sua via diretta verso l'Eufrate, ma l'unica via adatta ai suoi carri, mentre in tal modo lasciava anche Giuda e Gerusalemme alla sua destra.
In questa valle, però, l'esercito egiziano doveva necessariamente colpire in tutto il paese; e fu in quell'occasione che Giosia poté più convenientemente intercettare il suo passaggio. Per evitare la difficoltà di passare il fiume Kison, Necho si tenne a sud di esso, e quindi deve aver passato Megiddo. Giosia, al seguito con i suoi carri e cavalieri da Gerusalemme, doveva marciare verso nord lungo la strada maestra attraverso la Samaria da Kefr-kud (l'antica Caper-cotia) a Megiddo (Van de Velde).