è evidente che il suo discorso prese una piega del tutto pratica, adatta alla vita che notoriamente conducevano i suoi due uditori.

E mentre ragionava di giustizia, temperanza e giudizio a venire, Felice tremò e rispose: Va' per questa volta; quando avrò una stagione conveniente, ti chiamerò.

E come ragionava, [dialegomenou ( G1256 ) 'discorso')]

Di rettitudine, temperanza, [engkrateias ( G1466 )] - 'sobrietà', 'autocontrollo' e ('il')

Giudizio in arrivo. Ha parlato di "giustizia", ​​con riferimento al carattere pubblico di Felice; di "temperanza", con riferimento alla sua immoralità privata; e del "giudizio a venire", quando dovrebbe essere chiamato a un terribile conto per entrambi.

Felix tremò, [emfobos ( G1719 ) genomenos ( G1096 )] - 'si spaventò;' e non c'è da meravigliarsi. Poiché egli regnava, dice Tacito («Annali», 5:9; 12:54), con un misto di crudeltà, lussuria e servilismo; e contando sull'influenza del fratello Pallade a corte, si credeva libero di commettere impunemente ogni sorta di delitto. Quanto nobile la fedeltà e il coraggio che hanno osato trattare di tali argomenti in una tale presenza, e quale forza avvizzita doveva essere in quegli appelli che facevano tremare anche un Felice!

E rispose: Va' per questa volta; quando avrò una stagione conveniente ti chiamerò. Ahimè per Felice! Questa era la sua occasione d'oro, ma, come moltitudini ancora, l'ha mancata. Trovò in abbondanza stagioni convenienti per chiamare Paolo, ma mai più per "ascoltarlo riguardo alla fede in Cristo" e contorcersi sotto i terrori dell'ira a venire. Anche in questi momenti di terrore non pensava alla sottomissione alla Croce oa un cambiamento di vita.

La parola discerneva i pensieri e gli intenti del suo cuore, ma quel cuore anche allora si aggrappava ai suoi idoli; proprio come Erode, che "faceva molte cose e ascoltava Giovanni con gioia", ma anche nei suoi momenti migliori era schiavo delle sue concupiscenze.

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