Commento critico ed esplicativo
Atti degli Apostoli 26:7
Alla quale promessa le nostre dodici tribù, servendo istantaneamente Dio giorno e notte, sperano di venire. Per amor di questa speranza, re Agrippa, sono accusato dei Giudei.
A cui promettono le nostre dodici tribù ( Giacomo 1:1 , e vedi la nota a Luca 2:36 ).
Istantaneamente, [en ( G1722 ) ekteneia ( G1616 )] - o, 'intensamente' (cfr Atti degli Apostoli 12:5 , Gr.)
Servire Dio, [latreuon ( G3000 )] - 'offrire adorazione' (vedi la nota sulla parola "ministrato", Atti degli Apostoli 13:2 )
Giorno e notte ("notte e giorno"), sperano di venire. L'apostolo si eleva al linguaggio cattolico come il pensiero che esprime, rappresentando la sua nazione disprezzata, tutta sparsa quantunque fosse ora, come dodici grandi rami di un unico fusto antico, in tutti i luoghi della loro dispersione offrendo al Dio dei loro padri uno ininterrotto culto, poggiando su una grande "promessa" fatta d'antico ai loro padri, e sostenuta da un'unica "speranza" di "venire" al suo compimento; l'unico punto di differenza tra lui ei suoi concittadini, e l'unica causa di tutta la loro virulenza contro di lui, essendo, che la sua speranza aveva trovato riposo in Uno già venuto, mentre la loro ancora puntava al futuro.
Per amor di questa speranza, re Agrippa, sono accusato di ebrei - o (senza l'articolo), "di ebrei"; di tutti i trimestri il più sorprendente da cui provenga una simile accusa. L'accusa di sedizione non è tanto menzionata in tutto questo discorso; era davvero un mero pretesto.