Allora cessò l'opera della casa di Dio che è a Gerusalemme. Così cessò fino al secondo anno del regno di Dario, re di Persia.

Poi cessò l'opera della casa di Dio - cioè, in conseguenza della lettera di Smerdis, il quale, sembra, essendo un usurpatore e un mago, cambiò l'antica religione di Persia e, abbastanza coerentemente, arrestò il progresso di una rinascita religiosa in Giudea iniziata da Ciro. Fu questo evento che dapprima diede origine alla forte antipatia religiosa tra ebrei e samaritani, che fu poi notevolmente aggravata dall'erezione di un tempio rivale sul monte Garizim.

Oltre all'ordine di Smerdis per la cessazione dei lavori al tempio, gli esuli tornati furono sottoposti a varie circostanze moleste che ostacolarono e scoraggiarono i loro progressi nella restaurazione di Gerusalemme. Non ultimo di questi fastidi furono le frequenti spedizioni per la conquista dell'Egitto da parte dei monarchi persiani, che, naturalmente, fecero marciare i loro eserciti attraverso la Palestina come la strada maestra per la terra del Nilo, e reclutarono reclute dai loro sudditi ebrei. Tra l'arrivo della prima carovana guidata da Zorobabele e quella di Neemia, non meno di tre di queste spedizioni passarono per la Palestina. Dall'ultimo, quello di Artaserse, l'esercito persiano fu trattenuto in quel paese per un anno intero (Diodoro Siculo, 11:, 71-74).

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