Commento critico ed esplicativo
Esodo 10:7-11
E i servi del Faraone gli dissero: Fino a quando quest'uomo sarà un laccio per noi? lascia andare gli uomini, affinché servano al Signore loro Dio: non sai ancora che l'Egitto è distrutto?
Dissero i servi del faraone. Molti dei suoi cortigiani devono aver subito gravi perdite dalle ultime visite, e la prospettiva di una calamità come quella che era minacciata, e la grandezza di cui l'esperienza precedente permise loro di rendersi conto, li portò a fare una forte rimostranza con il re. Non trovandosi assecondato dai suoi consiglieri nella sua continua resistenza, ricordò Mosè e Aronne e, dopo aver espresso il suo consenso alla loro partenza, chiese "chi dovevano andare". La pronta e decisa risposta, "tutti": né uomo né bestia resterà sollevata una tempesta di furore indignato nel petto del superbo re: avrebbe permesso agli uomini adulti di andarsene. Ma nessun altro termine sarebbe stato ascoltato.
Versetto 11. Furono cacciati... L'ingovernabile rabbia del Faraone lo spinse in questa risposta ad assumere un tono sprezzante, non solo verso Mosè e Aronne, ma verso il Signore. Dichiarò di aver penetrato il loro segreto e, convinto che il loro vero motivo fosse la ribellione, interruppe ora tutte le trattative con loro. In Oriente, quando una persona autorevole e di rango si sente infastidita da una petizione che non è disposta a concedere, fa segno ai suoi servi, che si precipitano in avanti e, afferrato per il collo l'odioso supplice, lo trascina fuori dal camera con fretta violenta. Di tale carattere fu l'appassionata scena alla corte d'Egitto, quando il re si era scatenato in un tale impeto di furia incontrollabile da trattare ignominiosamente i due venerabili rappresentanti del popolo ebraico.