Commento critico ed esplicativo
Giovanni 10:36
Di colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo: bestemmi; perché ho detto, io sono il Figlio di Dio?
Dite di colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo. Tutta la forza di questo ragionamento, che è stato però in parte colto dai commentatori, sta in quanto si dice delle due parti a confronto. C'è sia un confronto che un contrasto. Il confronto di se stesso con semplici uomini, divinamente commissionati, vuole mostrare, come ben esprime Neander, che l'idea di una comunicazione della Divina Maestà alla natura umana non era affatto estranea alle rivelazioni dell'Antico Testamento; ma il contrasto tra Lui stesso e tutti i rappresentanti meramente umani di Dio - l'Uno, "santificato dal Padre e inviato nel mondo", l'altro, "al quale la parola di Dio" semplicemente "pervenne" - è espressamente volto ad impedire Il suo essere ammassato con loro come solo uno dei tanti funzionari umani di Dio.
Non si dice mai di Cristo che "la parola del Signore venne a lui"; mentre questa è la ben nota formula con cui si esprime il mandato divino anche al più alto dei semplici uomini, come Giovanni Battista ( Luca 3:2 ): e la ragione è quella data dallo stesso Battista (vedi la nota a Giovanni 3:31 ).
Il contrasto è tra coloro "a cui è venuta la parola di Dio" - uomini della terra, terreni, che avevano semplicemente il privilegio di far proferire un messaggio divino, se profeti, o un ufficio divino da assolvere, se giudici - e "Lui quale (non essendo affatto della terra), il Padre ha santificato (o messo a parte) e inviato nel mondo" - un'espressione mai usata per nessun messaggero di Dio meramente umano, e usata solo per se stesso.
Tu bestemmi, perché ho detto, io sono il Figlio di Dio? Nostro Signore non aveva detto, con tante parole, che era il Figlio di Dio, in questa occasione. Ma Egli aveva detto ciò che senza dubbio equivaleva a questo, cioè che aveva dato alle Sue pecore la vita eterna, e nessuno poteva strapparle dalla Sua mano; che li aveva ottenuti da suo Padre, nelle cui mani, sebbene dati a lui, rimanevano ancora, e dalla cui mano nessuno poteva strapparli; e che erano proprietà indifendibile di Entrambi, in quanto "Egli e Suo Padre erano Uno.
" Nostro Signore considera tutto questo solo come dire di Se stesso: "Io sono il Figlio di Dio" - Una natura con Lui, eppure misteriosamente di Lui. La parentesi, in Giovanni 10:35 - "E la Scrittura non può essere infranta" - ` dissolto' o 'reso vuoto' х luteenai ( G3089 )] - riferendosi come qui ai termini usati dai magistrati in Salmi 82:1 , ha un'importante attinenza con l'autorità degli oracoli viventi.
La Scrittura, dice Olshausen, come volontà espressa del Dio immutabile, è essa stessa immutabile e indissolubile. ( Matteo 5:18 .)