Salutate anche la chiesa che è in casa loro. Salutate il mio beneamato Epeeneto, che è la primizia dell'Acaia per Cristo.

Allo stesso modo salutate la chiesa che è nella loro casa - senza dubbio, l'assemblea cristiana che a quanto pare si è riunita lì per il culto. Ed è naturale supporre, dalla sua occupazione come fabbricante di tende ( Atti degli Apostoli 18:3 ), che i suoi locali avrebbero ospitato raduni più grandi di quelli della maggior parte degli altri.

Probabilmente questa coppia devota aveva scritto all'apostolo un resoconto degli incontri dichiarati a casa loro da farlo sentire a casa con loro, e includerli in questo saluto, che senza dubbio sarebbe stato letto al loro incontro con particolare interesse.

Salutate il mio [bene] amato Epeneto, che è la primizia (cioè il primo convertito)

dell'Acaia a Cristo. Ma come questo non era il fatto, così non è nemmeno ciò che dice l'apostolo. La vera lettura, al di là di ogni dubbio, è 'le primizie dell'Asia a Cristo', cioè l'Asia Proconsolare, (Vedi la nota ad Atti degli Apostoli 16:6 .) Acaia ( G882 ) si trova in una sola Manoscritto onciale, L, e nei due correttori di.

Ogni altro manoscritto, e quasi tutte le versioni, hanno Asias ( G773 )]. In 1 Corinzi 16:15 si dice che "la casa di Stephanas era la 1 Corinzi 16:15 dell'Acaia". E sebbene, se Epeeneto fosse un membro di quella famiglia, le due affermazioni potrebbero essere conciliabili, secondo il Testo Ricevuto, non è necessario ricorrere a tale supposizione, poiché abbiamo visto che la lettura vera è diversa.

Questo Epeeneto, come primo credente nell'Asia romana, era caro all'apostolo (vedi Osea 9:10 ; e Michea 7:1 ).

Nessuno dei nomi citati da Romani 16:5 ; Romani 16:15 sono altrimenti noti Ci si chiede il numero di loro Nessuno dei nomi menzionati da Romani 16:5 è altrimenti noto.

C'è da stupirsi del loro numero, visto che lo scrittore non era mai stato a Roma. Ma poiché Roma era allora il centro del mondo civilizzato, da e per la quale si facevano continuamente viaggi nelle parti più remote, non è difficile supporre che un missionario itinerante così attivo come Paolo avrebbe, nel corso del tempo, fatto la conoscenza di un numero considerevole di cristiani allora residenti nella capitale.

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