Commento critico ed esplicativo
Romani 6:13
Non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato: ma offrite voi stessi a Dio, come quelli che sono vivi dai morti, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio.
Non cedete, [ paristanete ( G3936 ), o 'presentate'] le vostre membra come strumenti di ingiustizia al PECCATO: ma cedete ('presentate') voi stessi. Osserva con quanta grandezza il pensiero sorge qui. Non solo sale da un'esortazione negativa nella prima frase a una positiva nella seconda, ma sale dalle membra in una clausola a tutto il nostro io rinnovato nell'altra. Essendo ora vivi a Dio dai morti, ci ordina, invece di cedere le membra di tali all'obbedienza del loro vecchio Maestro, prima di cedere tutto il nostro nuovo sé
A DIO (come nostro nuovo e legittimo Maestro), come [coloro che sono] vivi dai morti - Fate questo in qualità di uomini risorti con Cristo,
E (come frutto naturale di questo) le tue membra (fino ad ora prostituite al peccato) [come] strumenti (per la pratica) della giustizia a Dio. Anche qui è stata notata una transizione significativa da un tempo all'altro. Nella prima frase - "Non date alle vostre membra strumenti di ingiustizia" - il tempo presente è usato х paristanete ( G3936 )], denotando la pratica abituale degli uomini nel loro vecchio stato non rigenerato; nella frase successiva, "ma arrendetevi a Dio", è l'aoristo х parasteesate ( G3936 )] - suggerendo l'unico atto per tutti, di dedizione, che il credente rinnovato compie immediatamente nel suo passaggio dalla morte alla vita, e alla quale pone solo il suo sigillo continuo in tutto il suo aldilà.
Ma cosa accadrebbe se il peccato insito si dimostrasse troppo forte per noi? La risposta del versetto successivo è: Ma non lo farà.