Commento critico ed esplicativo
Romani 8:38
Perché io sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né potestà, né cose presenti, né cose future,
Io sono infatti persuaso che né morte, né vita, né angeli né principati, né potenze, х oute ( G3777 ) dunameis ( G1411 )]. Quest'ultima clausola ("né poteri") - se dobbiamo essere guidati da sole autorità esterne - dovrebbe certamente stare, non qui, ma alla fine del versetto, che si leggerà poi così: "né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né poteri" [Così leggi 'Aleph (') ABCDEFG, sei corsivi, quattro copie del latino antico e la Vulgata (non l'edizione clementina).
Così Lachmann, Tischendorf e Tregelles; anche i critici più recenti, mentre l'ordine ricevuto è supportato solo da KL, la maggior parte dei corsivi, il siriaco e alcune versioni successive, con (apparentemente) la maggior parte dei padri greci.] Ma chi può convincersi a credere che l'apostolo abbia scritto così- che una delle collocazioni più dure e calve dei concepibili nemici dei credenti vi sia stata posta da chi ha qui stilato un catalogo altrimenti perfetto? Come spiegare questa disposizione che si è fatta strada in così tanti manoscritti può essere molto difficile da dire; ma intanto dobbiamo ritenere l'ordine ricevuto delle clausole come quello dell'apostolo stesso.
Né le cose presenti, né le cose a venire - nessuna condizione della vita presente, e nessuna delle possibilità sconosciute della vita a venire;