1 Corinzi 10:27

Liberi di Divertimenti e troppo Liberi di volerli.

I. Scopro due punti, inclusi nel consiglio che dà Paolo, nessuno dei quali risalta sul volto delle sue parole, ma basta che siano nominati per essere visti distintamente. La prima è che, al livello più basso della mera osservanza etica, non ritiene incombente su di lui, in quanto maestro del Vangelo, imporre termini puritanamente stretti di moralità restrittiva. Non spetta a lui legiferare su tali questioni.

In questo campo i discepoli devono avere la propria libertà, ed essere responsabili dei propri giudizi e della giusta comprensione delle proprie responsabilità. Finora la legge del mondo è anche loro, e non si impegnerà affatto a risolvere le casistiche che si verificano sotto di essa. E per metterli su una base di libertà ancora più virile, spinge ancora più lontano la restrizione dicendo loro, quando accettano un tale invito, di andare con mente libera, ostacolata da nessun scrupolo sciocco che li renderà un fastidio sia per il ospite e l'azienda.

Fin qui, quindi, li libera liberi, cioè nell'esercizio del proprio giudizio responsabile, sgomberi da ogni mero scrupolo non intelligente. Ma abbiamo appena notato la posizione data loro sotto questa libertà, quando cominciamo a vedere che sta pensando a un secondo tipo di libertà superiore per loro, il che, a suo avviso, rende l'altro del tutto insignificante. Così egli inserisce, per così dire sottotono, a metà della frase questa brevissima ma molto significativa frase: "e siate disposti ad andarvene", mettendo, credo, una cadenza un po' triste nelle sue parole, come se dicesse interiormente, confido che non molti saranno così disposti; perché il caro amore di Dio, nella gloriosa libertà del nostro discepolato, dovrebbe essere una libertà troppo piena, dolce, positiva e benedetta per permettere a una simile brama di discutibili piaceri e allegrie leggere.

II. La questione dei divertimenti sembra essere quasi risolta dal tenore della stessa vita propriamente cristiana. Il cristiano, in quanto cristiano, non è caduto sul piede di una mera pratica etica, chiedendosi cosa può fare e cosa gli è impedito di fare sotto le sanzioni legali della moralità. Questo tipo di moralità è molto passato, ma della sua mera libertà nell'amore farà cose più e migliori di quanto gli richiedano tutti i codici etici e i comandamenti della legge morale.

Egli è così unito a Dio stesso, per mezzo di Cristo e dello Spirito, che ha in lui ogni dovere per libera ispirazione. La questione non è se siamo vincolati così e così, in termini di moralità, e quindi obbligati ad astenerci, ma se, come implica la nostra nuova e più nobile vita, non siamo tenuti, in piena fedeltà, a renderle onore, e mantenere intatti i suoi gusti più nobili discendendo a quello che finora si sono lasciati alle spalle.

H. Bushnell, Sermoni sui soggetti viventi, p. 374.

Riferimenti: 1 Corinzi 10:27 ; 1 Corinzi 10:28 . Omilista, 1a serie, vol. v., pag. 391. 1 Corinzi 10:29 . HW Beecher, Pulpito del mondo cristiano, vol. i., pag. 266.

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