Commento biblico del sermone
1 Corinzi 13:5-7
I. L'amore non si provoca facilmente. Questa caratteristica segue "non cerca il suo", e molto naturalmente l'autostima è il grande segreto della facile provocazione. Può essere un'autostima nascosta, in agguato nelle vie secondarie del personaggio; l'uomo generoso e abnegante è spesso facilmente provocato, ma è solo perché l'amor proprio è stato cacciato, può essere, dalla cittadella, eppure è ancora in possesso delle opere esterne.
Siamo, in questo relitto della nostra natura, composti così strani e inconsistenti, che il sé può essere sottomesso in una provincia del nostro essere, mentre regna con pieno potere in un'altra no, può sembrare deposto e legato, mentre allo stesso tempo tempo e luogo sta dettando le sue leggi e tutto tranne che suprema. La natura stessa del caso ci costringe a dire che dovunque c'è l'abitudine della provocazione improvvisa, il sé è ancora indomito e l'amore che era di Cristo non è ancora completamente stabilito nel personaggio.
II. L'amore non crede male, o meglio, non imputa il male cioè il male inteso nell'offesa o nell'insulto a cui rifiuta di essere provocato. Questa lentezza alla provocazione, come le altre qualità di cui abbiamo trattato, non è un semplice caso di disposizione, non è una mera eccellenza isolata; nasce da, ed è la sequenza naturale, tutta una catena di cause, tutte scaturite dal fatto più alto, l'esistenza e il governo nel cuore di quel puro amore rinunciatario, di cui è uno dei segni.
III. L'amore non si rallegra dell'iniquità, ma si rallegra della verità. Le sue simpatie sono con la verità, e per verità si intende tutta quella classe di parole e di fatti che si oppone alla prima cosa di cui non si rallegra, cioè l'iniquità: in altre parole, tutte quelle cose menzionate altrove dall'Apostolo, come veri, onesti e adorabili e di buona reputazione.
IV. Le clausole conclusive di questa descrizione degli attributi dell'amore cristiano superano, generalizzando, le altre. "L'amore resiste a tutte le cose". Questo supera tutto il resto, e conclude degnamente il bel catalogo delle eccellenze dell'Amore.
H. Alford, Sermoni della Cappella del Quebec, vol. vii., p. 179.