Commento biblico del sermone
1 Giovanni 1:4
La gioia del Signore e la sua pienezza.
I. La gioia, com'è comunemente intesa ed esemplificata tra gli uomini, è un sentimento tumultuoso, una passione o un'emozione rapida e viva, che arde per la maggior parte su qualche improvvisa prospera sorpresa e tende a placarsi nella fredda indifferenza, se non in qualcosa di peggio , quando la fortuna minaccia il cambiamento o l'abitudine genera familiarità. Tutta la gioia della terra partecipa più o meno a quel carattere, perché dipende dalle circostanze esteriori e non ha radici profonde in sé.
Anche quella che in un certo senso deve essere chiamata gioia spirituale può essere di quel tipo. Tale gioia è come «la bontà che, come nuvola mattutina e come prima rugiada, va via». È la gioia di Cristo che si realizza in colui che è veramente e di cuore l'«amico dello sposo». La duplice gioia di Cristo: (1) la sua gioia di Sposo che possiede la sposa e (2) la sua gioia di Figlio che possiede il Padre.
II. Questa gioia, "la sua gioia", deve diventare la nostra; è "rimanere in noi". "La nostra gioia è essere pieni" per "La sua gioia si realizza in noi". Notiamo prima la realtà e poi la pienezza di questa comunione o associazione di gioia tra Cristo e noi. Cristo vorrebbe che la sua gioia fosse davvero nostra. Primo, nel Suo stare con il Padre ci chiama a condividere e, in secondo luogo, ci rende partecipi della stessa prova interiore di accettazione e figliolanza che Egli stesso aveva quando era sulla terra; e, in terzo luogo, abbiamo lo stesso incarico con Cristo, la stessa fiducia riposta in noi, la stessa opera a noi assegnata.
L'elemento principale della gioia di Cristo è che Egli è "mite e umile di cuore"; e perciò «il suo giogo è dolce, e il suo carico è leggero» così facile, così leggero, che possiamo considerare gioia portarli. Dobbiamo condividere quella sua mitezza, quella umiltà di cuore; noi, come Lui, dobbiamo essere svuotati di sé, perché nessuna vera gioia è o può essere egoista.
III. La realtà di questa gioia, la gioia stessa di Cristo che rimane in noi, può ora essere in parte evidente. Ma chi oserà descriverne la pienezza? "Affinché la mia gioia rimanga in te e che la tua gioia sia piena". La miseria finisce e la pienezza della gioia arriva quando pensiamo, sentiamo e desideriamo come fa Dio. Perciò la pienezza della gioia può essere nostra, nostra sempre di più, quando «guardando come in uno specchio la gloria del Signore», questa gloria del suo essere Figlio volenteroso e leale del Padre, «siamo trasformati nella stessa immagine dalla gloria alla gloria, come per lo Spirito del Signore».
RS Candlish, Lezioni sul Primo Giovanni, p. 18.