Commento biblico del sermone
1 Giovanni 5:18
Infermità di fede: sua causa e rimedio.
I. Se tutto il popolo cristiano intorno a noi avesse una chiara visione del volto di Dio, se udisse distintamente la voce di Dio, se vivesse e si muovesse e se il suo essere fosse sotto il costante controllo dei terrori e delle glorie invisibili dell'universo spirituale, tu e Non accetterei davvero l'esistenza di quell'universo dalla loro autorità, ma tutta la nostra natura spirituale sarebbe sollevata ed elevata dall'atmosfera che dovremmo respirare, e anche la nostra visione di quell'universo diventerebbe più chiara, e anche noi dovremmo cogliere il potenti suoni che si muovevano attraverso di essa, e noi dovremmo essere commossi e agitati da tutti i suoi splendori e da tutti i suoi terrori.
Non possiamo fare a meno di avere una fede debole in questi giorni, o se possiamo, è così difficile evitarla che quell'uomo deve essere di carattere eroico, deve avere l'ispirazione dello Spirito Santo in misura del tutto eccezionale, che sfugge lo spirito generale del suo tempo. I grandi scopi per i quali Cristo venne in questo mondo erano duplici: non solo per portarci uno per uno a Dio, ma per portarci tutti insieme a Dio, e per restituirci gli uni agli altri come fratelli, nonché per restituirci a Dio come nostro Padre.
E se vogliamo dominare e sfuggire a questa infermità della fede, deve cessare questa oscurità della visione spirituale, quell'isolamento spirituale di cui siamo miseramente colpevoli; e se torniamo all'unione gli uni con gli altri, avremo allora un'unione più diretta con Dio.
II. Oltre a questo isolamento spirituale si può addurre un'altra ragione per l'infermità della nostra fede e l'oscurità della nostra visione. Quando arriva l'incertezza ci pensiamo; ci soffermiamo su di esso; ne siamo turbati; cerchiamo di rispondere, invece di volgere subito gli occhi a quella regione alta in cui dimorano le grandi realtà spirituali; e soprattutto, credo, il nostro pensiero non è sufficientemente impegnato su Colui che si chiama Verità.
Guardiamo a Colui che sta per sempre con la Chiesa; e lo spirito di saggezza e rivelazione ci è stato concesso per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, allora la vita di Cristo in questo mondo e la Sua vita nel mondo invisibile in cui Egli ora regna diventeranno vividamente reali per noi, risplenderanno di un soprannaturale splendore, e ci influenza con un potere soprannaturale.
III. Quanto a coloro che sono nei primi movimenti del pensiero religioso, che hanno appena cominciato a servire Dio, e per i quali queste grandi verità sono tutte irreali, devono accontentarsi per un certo tempo, suppongo, di rimanere come sono; devono rinascere prima di poter vedere il regno dei cieli; e quando sono nati di nuovo, la visione non diventa subito luminosa, chiara e distinta. Non ci si deve aspettare una coscienza immediata e vivida del nuovo universo in cui sono entrati.
Per un certo tempo devono accontentarsi di avere fede in un Cristo invisibile. E perché non dovremmo credere per un po' in Colui che non abbiamo visto? La testimonianza ci viene da innumerevoli anime che hanno confidato per un certo tempo in un Cristo invisibile, e che dopo un po' la sua gloria si è rivelata loro. Aspettarono un po', cercando il suo aspetto; e poco a poco apparve, ed essi vennero per vivere, muoversi ed essere in Lui.
RW Dale, Penny Pulpit, nuova serie, n. 399.