Commento biblico del sermone
1 Giovanni 5:3
Amore per i comandi di Dio.
I. La gente parla di "andare in paradiso" come se l'ammissione alla felicità futura non avesse nulla a che fare con l'inclinazione e il tono delle loro menti e il loro essere interiormente qui sulla terra. Ma la salvezza è il compimento di quella vita eterna che comincia per i veri servitori di Cristo in questo mondo. Questa essenza di vita eterna è unione con Colui che è l'Eterno, ed è la Vita. Possederlo, per quanto imperfetto, è essere in comunione morale con il Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.
Non c'è nulla di arbitrario nei premi Divine. Allo stesso modo, nel bene e nel male, c'è una vera continuità tra il carattere di un uomo formato e stabilito in questo mondo e la parte assegnatagli nell'altro. La perdizione non è un'inflizione vendicativa del male passato, ma il risultato inevitabile, si potrebbe dire naturale, di un'ostinata persistenza nel male, o, come è stato detto, di un libero arbitrio autofissato nell'ostinato rifiuto di Dio, e quindi necessariamente abbandonato a se stesso; e la salvezza deve similmente essere il completo sviluppo di una condizione morale e spirituale che può essere definita rinnovamento dell'anima mediante l'operazione congiunta della grazia da un lato e della risposta all'aiuto della grazia dall'altro, condizione che deve a comunque sono stati inaugurati se l'anima deve partire in quello che è chiamato stato di grazia. In breve,
II. E come si deve fare? Amando ciò che Dio comanda cioè mettendo le nostre volontà in linea con la Sua volontà; dandoGli il nostro cuore; simpatizzando, se così si può dire, con le sue intenzioni verso di noi e per noi. Così amare ciò che comanda è accettato da Lui come, in sostanza, amore per se stesso.
W. Bright, La moralità della dottrina, p. 154.