1 Re 21:2

Da questa storia impariamo: (1) che cosa è una cosa sacra la proprietà; che i beni di un uomo (se gli vengono giustamente) appartengono a lui, agli occhi di Dio come agli occhi dell'uomo, e che Dio sosterrà e vendicherà il diritto dell'uomo. Nabot amava la sua terra e quindi aveva il diritto di mantenerla. Possiamo dire che non era che una sua fantasia, se avesse potuto avere una vigna migliore, o il suo valore in denaro.

Ricorda, almeno, che Dio ha rispettato quella sua fantasia, l'ha giustificata e l'ha vendicata. Quando Elia accusò Acab in nome di Dio, mise due capi d'accusa, poiché Acab aveva commesso due peccati. "Hai ucciso e anche preso possesso?" Uccidere era un peccato; prenderne possesso era un'altra. E così Achab apprese che la legge di Dio rimane per sempre, anche se la legge dell'uomo viene infranta o viene dimenticata dal disuso.

(2) Impariamo inoltre che se cediamo alle nostre passioni, cediamo al diavolo. Ogni volta che un uomo lascia il posto all'egoismo e alla ricerca di sé, a un temperamento orgoglioso, avido, invidioso e irritabile, il diavolo è sicuro di sussurrargli all'orecchio pensieri che lo renderanno peggiore di quanto abbia mai sognato di essere. Achab sapeva di essersi sbagliato; non osa derubare apertamente Nabot della sua proprietà; ed egli andò a casa sua affranto di cuore, e rifiutò di mangiare; e mentre era di tale collera che il diavolo non perse tempo a mandargli uno spirito maligno.

Egli mandò una donna, Jezebel, la moglie di Acab; lo tentò con il suo orgoglio e la sua presunzione; lei lo ha schernito nel peccato. Achab sembra non aver preso parte all'assassinio di Nabot, ma prendendo possesso della sua vigna, e così profittando del delitto, si rese partecipe di quel delitto, e dovette ascoltare la terribile sentenza: "Nel luogo dove i cani leccarono il sangue di Nabot, i cani leccheranno il tuo sangue, anche il tuo».

C. Kingsley, Sermons for the Times, p. 164.

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