1 Tessalonicesi 2:1

I. In vista di quanto aveva già subito, e in previsione di rinnovate sofferenze, san Paolo fu «coraggioso» nel dichiarare a Tessalonica tutto il consiglio di Dio, senza tralasciare nulla. Era tutto questo anche lui, nel mezzo di "molte contese", cioè molti conflitti esterni e pericoli da parte dei suoi oppositori ebrei e gentili, e anche lotte interne. Il segreto di questa audacia stava nel realizzare il suo messaggio come il Vangelo di Dio, una buona notizia da Dio stesso, un messaggio di Dio.

Quindi, anche in presenza dei potentati di questo mondo, in quanto ambasciatore di Dio, "un legato dei cieli", era audace. Ha fatto affidamento sulle sue credenziali. Era incoraggiato dal pensiero della fiducia riposta in lui. L'autosufficienza si trova nell'affidarsi a Dio.

II. "La nostra esortazione". C'è molto di implicito nella scelta di questo termine per rappresentare il ministero apostolico della Parola. Significa più di un semplice insegnamento. È un insegnamento venato di emozione. La parola così suggerita, così com'è, di affettuoso conforto e consiglio, è particolarmente adatta alle circostanze dei credenti tessalonicesi. L'Apostolo nella tenerezza del suo cuore anela a loro nei pericoli e nelle prove. La sua simpatia traspira anche dalle stesse parole che impiega.

III. Dopo aver sconfessato ogni elemento sbagliato e corrotto nella sua "esortazione", l'Apostolo procede a descrivere positivamente la natura, il modo del suo insegnamento. "Ma poiché ci è stato permesso" cioè approvato "da Dio, di essere affidati al vangelo, così parliamo". Egli rivendica per sé con queste parole un incarico divino. Non che lui o qualcuno possa mai essere scelto da Dio per la salvezza e l'onore a causa della capacità di resistere alla prova del controllo divino.

No: quel controllo, quella prova, non possono rivelare altro che indegnità. Eppure c'è un senso in cui Dio scruta il Suo stesso popolo, mettendo da parte alcuni e approvando altri per un lavoro speciale. C'è chi, essendosi dimostrato in poco fedele, viene esaltato a più alti incarichi di servizio, e anche a maggiore esposizione al pericolo. Così fu con Paolo; prima provato, poi approvato, e così affidato al Vangelo. La ricompensa del lavoro e della sofferenza passati è semplicemente una rinnovata opportunità per lavorare e soffrire di più.

J. Hutchison, Lezioni sui Tessalonicesi, p. 50.

Riferimenti: 1 Tessalonicesi 2:4 . R. Thomas, Pulpito del mondo cristiano, vol. viii., p. 33. 1 Tessalonicesi 2:5 . Pulpito della Chiesa d'Inghilterra, vol. xviii., p. 193.

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