Commento biblico del sermone
2 Pietro 3:1
La via della memoria.
Qui, dunque, il messaggio di un Apostolo, anzi, anche l'insegnamento dello Spirito Santo, si identifica con il sacro ricordo, il ricordo di parole sante e di profonde impressioni caduti nel cuore nei momenti più alti della vita. Sembrerebbe che l'apprensione delle cose divine non consista in nuove scoperte, non in pensieri tesi e affaticati, ma nel risveglio della mente pura e semplice e nel raccogliere ogni immagine e affetto cristico da dietro e dall'interno.
I. Questa potenza, già nota a Platone come reminiscenza, non è altro che quell'appello alla memoria che Cristo ha identificato con la funzione dello Spirito Santo. Questo appello, invece di passare in basso, come la conoscenza sull'ignoranza, o in avanti, come la ragione da un punto all'altro, si muove verso l'interno verso un centro di fede e sentimento che ci tiene tutti. È invertendo i nostri passi ambiziosi, non avanzando nelle idee originali, ma ricadendo su semplici affetti, non conquistando nuovi stadi nella filosofia, ma recuperando l'ingenuità del bambino, che dobbiamo trovare la gioia della redenzione e la saggezza di fede.
II. Abbiamo forse due tipi di memoria, almeno due modi in cui ci riferiamo a uno stato precedente dell'oggetto dato e ci abilitiamo a riconoscerlo come non nuovo. (1) C'è la memoria puramente personale che riflette sempre l'immagine del nostro io individuale, fa rivivere le nostre esperienze reali, scrive la nostra biografia e appende nella galleria del pensiero i ritratti su cui amiamo guardare. Senza questo il nostro essere non avrebbe un filo di continuità cosciente, il nostro carattere non sarebbe soggetto a giudizio, i nostri affetti non avrebbero radice di tenacia.
Sono poche le vite che non abbiano così il loro segreto deposito di naturali pietas, la loro santa fonte di dolci e riverenti affetti, con cui ribattezzare l'arido paganesimo del presente. (2) Ma oltre a questa memoria personale dei nostri stati passati, abbiamo un'altra, più profonda e raffinata, ma non meno reale: una facoltà impersonale che ha un altro oggetto rispetto ai nostri sé individuali; un potere di riconoscere, come sempre in noi, la presenza segreta di un Santo, un Vero, un Dio, che non è nostro, che è al di sopra di noi, sebbene dentro di noi, che ha un diritto su di noi, che può essere disprezzato, ma non si può negare.
Quando ti svegli alla percezione di un obbligo più profondo o alla coscienza di una santità non sentita prima, il tuo riconoscimento istantaneo di essa è sempre con te, visibile o invisibile, non ti inganna; non è una nuova gloria che si accende, ma la mente ottusa che si purifica; e se il segreto del Signore non era con te coscientemente, aspettava solo che tu fossi tra coloro che Lo temono.
J. Martineau, Ore del pensiero, vol. ii., pag. 92.