2 Re 4:9

Questa breve, semplice affermazione, assunta nella sua forma generale, espone finora ciò che dovremmo essere nella nostra vita.

I. "Un uomo di Dio" un titolo molto suggestivo da dare a un essere umano, e molto grandioso, anche se per il momento tralasciamo l'aggettivo "santo". Eppure non è questo il titolo che ogni uomo dovrebbe poter assumere e portare orgoglioso? Veniamo tutti dalla Sua mano creatrice. Viviamo della sua beneficenza. Siamo soggetti alla Sua provvidenza. Sulla terra possono vivere moltissimi tipi di vita diversi, inferiori e superiori, ma c'è solo una vita migliore, quella che un uomo può vivere in Dio.

Un uomo di Dio dovrebbe essere orgoglioso del suo titolo. Altri uomini sono orgogliosi di loro l'uomo di mondo, l'uomo di lettere, lo statista, l'uomo d'onore. L'uomo di Dio non dovrebbe mai vergognarsi del suo nome, se solo ha il diritto di portarlo.

II. "Un santo uomo di Dio". Santità significa completezza. Essere santi è essere senza malattie e senza difetti, tutte le parti della personalità vivente sono presenti, tutte agiscono armoniosamente. Santità scritturale significa mantenersi in salute, crescere nella grazia e elevarsi verso la misura della perfezione ultima in Gesù Cristo «uomo di Dio, uomo santo di Dio».

III. Contempla ora l'uomo di Dio all'opera. "Ecco ora un santo uomo di Dio, che passa accanto a noi". Non può esserci salute di alcun tipo, fisica o morale, senza movimento. Se vogliamo essere uomini di Dio, dobbiamo compiere i doveri della nostra vita come vengono. Ciascuno ricordi che c'è per lui un turno di dovere, lungo il quale nessun piede può camminare se non i suoi, un compito quotidiano che nessuna mano se non la sua può toccare, un lavoro di una vita che sarà disfatto se non lo fa.

IV. "Continuamente." Tutte le grandi cose della vita sono prodotte più dalla costanza e dalla quiete che dal volume e dalla forza. Passo dopo passo ti condurrà alla fine del viaggio più lungo. Dovere dopo dovere compiuto, anche se molte volte mal fatto, ti permetterà un giorno di dire con il Maestro stesso: "È compiuto".

A. Raleigh, La via per la città, p. 104.

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