2 Re 5:11

Naaman rappresenta la natura umana, ansiosa di essere benedetta dalla rivelazione di Se stesso da parte di Dio, ma non disposta ad accettare la benedizione se non alle sue condizioni; poiché Naaman vide in Eliseo l'esponente e il profeta di una religione che era, sentiva vagamente, superiore e divina di qualsiasi altra avesse incontrato prima. Conosceva il nome del Dio di Israele e si aspettava che Eliseo lo avrebbe guarito invocando quel nome. Nella sua lingua vediamo:

I. Un senso di umiliazione e torto. Si sente offeso. Era stato abituato a ricevere deferenza e considerazione. Eliseo lo tratta come se si trovasse in una posizione di marcata inferiorità. Eliseo ha agito come il ministro di Colui che resiste ai superbi e dà grazia agli umili. Il Vangelo deve prima convincere un uomo che ha peccato e che è privo della gloria di Dio.

II. Vediamo nel linguaggio di Naaman la richiesta che la natura umana spesso fa dell'elemento sensazionale nella religione. Si aspettava un colloquio con il profeta che doveva essere pieno di avvenimenti drammatici e sorprendenti. Invece di questo, viene rimandato con un secco messaggio che gli viene detto di fare il bagno nel Giordano, un procedimento aperto anche a tutto il mondo. La proposta era troppo banale; era semplicemente intollerabile.

III. Naaman rappresenta l'attaccamento prevenuto alle prime associazioni, accoppiato, come spesso accade, con una gelosa impazienza per qualsiasi cosa come pretese esclusive avanzate a favore delle verità o delle ordinanze di una religione che per la prima volta stiamo considerando attentamente. Voleva, se doveva fare il bagno, fare il bagno nei fiumi della sua Siria natia invece che nel ruscello torbido e fangoso che aveva passato sulla strada per Samaria.

IV. L'errore fondamentale di Naaman consisteva nel suo tentativo di decidere in che modo il profeta avrebbe dovuto operare il miracolo della sua guarigione. Non sogniamo la follia di migliorare in dettaglio l'opera di Dio. Il vero scopo della nostra attività è sfruttare al meglio la Sua generosità e il Suo amore, affinché con la Sua grazia guaritrice e fortificante anche noi possiamo essere guariti dalla nostra lebbra.

HP Liddon, Pulpito Penny, n. 756.

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