Commento biblico del sermone
Apocalisse 6:9
L'attesa della Chiesa invisibile.
Possiamo dedurre con tutta certezza da questa meravigliosa rivelazione dei misteri interiori della corte celeste (1) che Dio ha un tempo fissato per la fine del mondo; (2) che Dio ha fissato quel tempo secondo le misure dell'opera che deve portare a termine. Proprio come Cristo aveva un'opera da portare a termine sulla terra, così che leggiamo ancora e ancora che la sua "ora non era ancora venuta", allo stesso modo ora in cielo ha un preciso schema previsto per l'amministrazione del suo regno mediatore; e secondo il compimento di quest'opera sarà il tempo della sua venuta. Tanto in generale, ma in questo passaggio abbiamo qualcosa di più definito e dettagliato.
I. Ci ha messo in ombra la natura del lavoro che deve fare prima che venga la fine; cioè di costituire un certo numero che Dio ha previsto e predestinato alla vita eterna. Questa quindi in generale è la natura e la direzione del mistero di questo mondo apparentemente ingarbugliato. Fuori di mezzo ad esso Egli sta attirando i figli della rigenerazione, legandoli in un'unica comunione, in parte ancora visibile, in parte nascosta.
Quando il Figlio di Dio passò al cielo, cominciò ad attirare dietro di sé un corteo glorioso di santi, come sembra che il sole che tramonta attiri dietro di sé le luci che riflettono il suo stesso splendore, finché la notte inizia piena di stelle d'argento.
II. Di nuovo, in questo raduno dal corpo mistico di Suo Figlio, Dio sta portando avanti la prova dell'umanità. Negli imperscrutabili segreti del suo governo provvidenziale, Egli ordina così la lotta del seme della donna con il seme del serpente, della Chiesa con il mondo, da compiere i molteplici scopi dell'amore e della longanimità. E (1) vediamo che questa lotta a lungo consentita è ordinata per il perfezionamento dei Suoi santi.
(2) Quest'opera misteriosa ha un aspetto di longanimità verso i peccatori. È così che Dio concede loro un'intera stagione per il pentimento. (3) Vediamo da tutto questo quale dovrebbe essere lo scopo principale della nostra vita; cioè, per assicurarci la nostra amicizia in quel numero mistico.
SE Manning, Sermoni, vol. i., pag. 333.