Commento biblico del sermone
Atti degli Apostoli 17:27
La voce della storia.
I. La storia è la predicatrice di Dio. Possiamo imparare da esso proprio la confutazione dello stolto quando ha detto nel suo cuore: "Non c'è Dio". Il cieco potrebbe anche affermare che non c'è il sole. Tutta la storia, tutta la Scrittura, tutta la natura, tutta l'esperienza lo confuta. Ben potrebbe lo sconcertato e morente Giuliano esclamare: "O Galileo, hai vinto!" Potrebbero esserci due prove più stupende della presenza di Dio nella storia del cristianesimo e della cristianità? Che cosa può spiegare un trionfo così superbo della più piccola debolezza? Un fatto, e un fatto solo la potenza della risurrezione di Cristo.
II. E la storia, che è predicatrice di Dio, è anche predicatrice di giudizio. Quante volte Dio ha confuso le Babele e fatto a pezzi gli invincibili dispotismi del mondo! Dio non è, come diceva Napoleone, dalla parte dei più grandi battaglioni. Alessandro, lo Zar di Russia, capiva la verità se Napoleone non lo capiva, e sulla sua medaglia commemorativa erano scolpite le parole: "Non a me, non a noi, ma al tuo nome".
III. La storia è predicatrice di grandi verità morali. Una nazione moralmente corrotta è invariabilmente una nazione fisicamente debole. La storia è una voce che risuona sempre attraverso i secoli le eterne distinzioni di giusto e sbagliato. Le opinioni cambiano, i costumi cambiano, i credi salgono e cadono, ma la legge morale è scritta sulle tavole dell'eternità. Per ogni parola falsa e azione ingiusta, per crudeltà o oppressione, per lussuria o vanità, il prezzo deve essere pagato fino alla fine. Solo la giustizia e la verità durano e vivono; l'ingiustizia e la falsità possono essere di lunga durata, ma alla fine arriva il giorno del giudizio.
FW Farrar, Pulpito del mondo cristiano, vol. xxix., p. 353.
Riferimenti: Atti degli Apostoli 17:27 . G. Gilfillan, Pulpito del mondo cristiano, vol. viii., p. 257; Omilista, 2a serie, vol. i., pag. 589; Mensile del predicatore, vol. ix., pag. 84.