Atti degli Apostoli 4:32-5

Anania e Saffira

I. Abbiamo molto bisogno di mettere a cuore le lezioni di questo incidente. La Chiesa di Cristo è giunta da tempo a comprendere tante membra false o non spirituali, e ad essere così fusa con il mondo, che non riusciamo a realizzare la sua santità ideale come corpo di Cristo, animato in modo peculiare dalla presenza divina. Non sentiamo che offendere i santi è offendere Cristo; che portare i nostri peccati mondani di presunzione, ambizione, invidia o cupidigia, in fonti sacre, significa affrontare Dio in faccia; anzi, più di questo, siamo inclini a perdere dal nostro cuore quella fede nella Terza Persona dell'adorabile e indivisa Trinità che lo realizza come Colui che può essere offeso, addolorato, insultato o mentito; Uno che, sebbene si tenga nascosto,

La particolarità che fa della Chiesa il regno di Dio, ammesso che sia il regno di Dio, deve aggravare le offese che le vengono fatte; e la presenza speciale dello Spirito Santo, se Egli è specialmente in essa, deve imprimere ogni disprezzo o oltraggio con una tinta più scura.

II. È per sottolineare la santità di quel recinto, che ora per la prima volta è chiamato Chiesa, che questo racconto di giudizio si pone così in primo piano nella sua storia. Alla prima apparizione del peccato palese all'interno della Chiesa segue la prima inflizione della disciplina della Chiesa. Poiché è il primo, viene tolto dalle mani dei servi, per essere amministrato con spaventosa severità dalla mano del Maestro.

Come esempio di disciplina terrena era del tutto eccezionale, un avvertimento da non ripetere. Il tempo e la moda di tutte le nostre morti è con Dio. La vita, che quotidianamente perdiamo con la trasgressione, è ogni giorno risparmiata dalla misericordia. Se un giorno la sua misericordia si volse in giudizio, e tolse dalla terra due vite perse, per l'avvertimento e il miglioramento di molti, chi dirà, o che la lezione è stata cara, o che la pena è stata immeritata.

È bene che si insegni una volta per sempre agli uomini, con la morte improvvisa, che calpesta prontamente il peccato scoperto, che il Vangelo, che scopre la misericordia sconfinata di Dio, non ha cancellato gli attributi più severi del giudice.

J. Oswald Dykes, Da Gerusalemme ad Antiochia, p. 165 (vedi anche Lanterna del predicatore, vol. iv., p. 513).

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