Commento biblico del sermone
Ebrei 2:11-18
I. La prima verità che ci viene presentata in questi versetti è che Gesù, che non si vergogna di chiamarsi fratello, e noi suoi fratelli, è uno con noi. Noi che siamo santificati da Lui, e Colui che santifica, siamo una cosa sola. Cristo è Colui che santifica. La fonte e la forza della santificazione sono in Gesù il Figlio di Dio, nostro Salvatore. Egli è il fondamento, la fonte, il metodo e il canale della nostra santificazione.
Lo Spirito Santo, il Consolatore, è mandato da Cristo per glorificarLo, e per rivelarci e appropriarci della Sua salvezza. Siamo conformi all'immagine di Cristo mediante lo Spirito, come provenienti da Cristo nella sua umanità glorificata. II. Gesù, per la sua esperienza, per le sue sofferenze e, soprattutto, per la sua morte, è diventato un Sommo Sacerdote misericordioso e fedele. Ora siamo sulla terra, nella carne, pecchiamo intorno e dentro di noi.
Come può il Santo Dio guardarci e concederci benedizioni? Come può esserci comunione tra cielo e terra? Gesù è asceso e, dopo aver eliminato il peccato mediante il sacrificio di se stesso, ci presenta al Padre, e noi siamo santi e irreprensibili davanti a Lui, e il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono in grado di far discendere la pienezza delle benedizioni, della grazia e forza; avere comunione con noi, nonostante tutti i nostri peccati e le nostre contaminazioni.
Cristo è un Sommo Sacerdote misericordioso, non solo pieno di pietà, compassione e grazia, ma pieno di simpatia. Egli è molto amorevolmente e sinceramente ansioso che otteniamo sempre la vittoria e non subiamo alcun danno; poiché avendo egli stesso attraversato tutto il conflitto, senza un attimo di vacillamento o di arrendersi, vuole che ci troviamo continuamente in Lui e che vinciamo continuamente.
È fedele nel far scendere su di noi tutti i doni di Dio; tutti i consigli, la volontà e le benedizioni dell'Altissimo; fedele nell'assumere davanti a Dio ogni nostro bisogno e prova; tutte le nostre richieste, paure e lacrime; tutte le nostre sofferenze e tutte le nostre opere.
A. Saphir, Lezioni espositive sugli ebrei, vol. i., pag. 142.