Commento biblico del sermone
Ecclesiaste 12:13-14
I. Tra le cause di uno spirito scettico posso assegnare il primo posto a quella reazione naturale contro l'autorità che risulta quando l'intelletto è per la prima volta emancipato dal controllo che ne ha trattenuto il libero esercizio durante gli anni della prima giovinezza. L'autorità è la guida dell'infanzia. Non c'è nel bambino nessun pregiudizio, nessuna riluttanza ad essere insegnato. È abbastanza contento di prendere le sue opinioni sulla fiducia.
Ma arriva il momento in cui ragionare di seconda mano non ci basta più. Quando acquisiamo il potere di pensare per noi stessi, diventiamo anche desiderosi di farlo. E accade di rado che durante il processo cominciamo a dubitare di quelle che fino ad allora avevamo considerato verità indiscutibili. Lo sviluppo dei nostri poteri fisici porta con sé esattamente lo stesso tipo di tentazioni dell'evoluzione delle nostre facoltà intellettuali.
Viene il momento in cui il bambino sente espandersi i suoi poteri, e lo spirito di fiducia in se stesso che la coscienza della forza e del vigore ispira farebbe sopportare con impazienza quei freni e restrizioni a cui prima si sottomettevano senza riluttanza.
II. Lo scetticismo possiede un'attrazione, soprattutto per le menti dei giovani, da un'idea che indica forza d'animo. Sentono che essere superiori ai pregiudizi volgari è qualcosa di cui essere orgogliosi, e immaginano di esibire tanto più potere della mente quanto più possono capovolgere ciò che è stato stabilito in precedenza. Credo che non ci sia errore più grande di questo. La fede è il potere principale che può avere effetto su qualcosa di grande in questo mondo.
Quando sale all'entusiasmo, ha operato prodigi e rivoluzionato le vicende umane; ma anche nella sua forma ordinaria sobria, la forte convinzione e la conseguente disponibilità ad agire in base a quella convinzione è ciò che dà a un uomo il potere di fare qualcosa di grande da solo e di influenzare gli altri. Lo scetticismo è l'assenza di questo potere. Può essere una cosa che merita simpatia, o tenerezza, o pietà; ma di certo non è una cosa di cui essere orgogliosi.
G. Salmon, Sermoni predicati al Trinity College, Dublino, p. 130.
Riferimento: Ecclesiaste 12:13 ; Ecclesiaste 12:14 . H. Wace, Pulpito contemporaneo, vol. io., p. 106.