Commento biblico del sermone
Filippesi 1:21-26
C'è un triplice movimento di pensiero e sentimento in queste parole.
I. C'è la forte devozione che un uomo ha per Cristo. Qui otteniamo la grande semplicità e unità nobile o continuità della vita e della morte con un uomo devoto che pensa a se stesso. A me, dice e la posizione della parola nella frase mostra l'enfasi che deve essere posta su di essa A me non solo a mio giudizio, ma nel mio caso, per quanto mi riguarda personalmente l'intero mistero e la perplessità si riduce in due proposizioni con quattro parole ciascuna: «Vivere è Cristo, morire è guadagno.
«La vita esteriore è ciò di cui parla, ovviamente per antitesi; e in quest'ultima frase ciò che dice non è che l'atto di morire è un guadagno, ma (come sembra mostrare la forma delle parole in greco) che a essere morto è guadagno. Come tutti gli altri, si rifuggiva dall'atto. Nessuno ha mai detto che l'atto e l'articolo di scioglimento fosse altro che un dolore, un orrore e un terrore; non era quello che diceva fosse un anticipo, ma era la cosa al di là.
Morire, questa è una perdita; ma essere morto, questo è guadagno. (1) Guarda la nobile teoria della vita, la grande semplicità e ampiezza, che c'è in queste parole. (2) Contrastate la beata semplicità, la libertà, il potere che c'è in una vita come quella, con la miseria che entra in tutte le vite che hanno uno scopo inferiore e una fonte meno profonda.
II. Si noti l'esitazione che nasce nella mente di Paolo dalla contemplazione della vita come campo di lavoro. Il testo suggerisce l'idea di un uomo rinchiuso tra due mura e che non sa come voltarsi.
III. Notate la calma bella soluzione della domanda in un equilibrio di esitazione, qualcosa che tira in due modi, e così il resto delle forze uguali che agiscono notano la soluzione calma, la pacifica acquiescenza: "So che rimarrò e continuerò con tutti voi". Allora l'innata delicatezza dell'uomo emerge nel modo in cui esprime la sua percezione della necessità che c'è per il suo arresto. Affonda se stesso e si rappresenta come partecipe della gioia dei suoi fratelli. Il vero atteggiamento non è né desiderio, né ritrarsi, né esitazione, ma una calma prendere ciò che Dio vuole al riguardo.
A. Maclaren, Pulpito del mondo cristiano, vol. vii., p. 33.