Commento biblico del sermone
Giacomo 2:18
I. Nulla è più evidente del fatto che l'intero passaggio ora davanti a noi è diretto contro la lingua nell'Epistola ai Romani, poiché quella lingua è stata male interpretata dalla malvagità del fanatismo; e che non interferisce minimamente con esso come preso secondo il significato di chi scrive. Le parole «Mostrami la tua fede senza le tue opere» intendono alludere alle parole di san Paolo secondo cui «l'uomo è giustificato dalla fede senza le opere della legge.
« Prendendo fede nel senso in cui è stato spesso usato, poiché cioè "opinione corretta" e prendendo le parole "senza gli atti della legge", senza nient'altro che le spieghi, e abbiamo subito che il più malvagio dottrina che san Giacomo condanna, vale a dire, che se le opinioni di un uomo su Dio sono giuste, non ha bisogno di preoccuparsi dei suoi affetti e della sua condotta, mentre san Paolo non parlava di una tale convinzione che non fosse altro che opinione.
Non ha detto che "chi crede in un solo Dio è giustificato", ma "chi crede in Gesù Cristo è giustificato", né, ancora, intendeva credere in Gesù Cristo credendo in fatti su di lui come credevano i pagani cioè che un tale uomo era stato crocifisso in Giudea sotto Ponzio Pilato, ma intendeva "chiunque credette che Gesù Cristo fosse morto per i suoi peccati", cosa che non è mai stata realmente creduta da chi non ha avuto cura dei suoi peccati in anticipo, e può essere veramente creduto da nessun uomo senza che questo gli faccia preoccupare dei suoi peccati molto più di quanto non abbia mai curato prima.
II. Tutto, quindi, ciò che san Giacomo dice in questo passaggio è che le opinioni corrette non salveranno nessuno, o, per usare il termine "fede", non nel senso di san Paolo, ma nel senso infelice che troppo spesso hanno altri attaccata ad essa, che una sana fede nelle questioni religiose da sola non salverà nessuno. Dal linguaggio di due grandi Apostoli possiamo sicuramente trarre una lezione importante, di non farsi reciprocamente offensori per una parola.
Non dobbiamo condannare il nostro fratello per aver usato parole che un apostolo ha usato prima di lui, poiché lui, come l'Apostolo, non può significare con esse altro che questo, che il popolo di Cristo è solo quello in cui dimora lo Spirito di Cristo.
T. Arnold, Sermoni, vol. vi., pag. 269.