Commento biblico del sermone
Giobbe 18:6
C'è una quadruplice luce nella nostra natura, posta lì dal nostro Creatore, il Padre dei nostri spiriti. C'è la luce dell'intelletto, la luce del giudizio, la luce della coscienza, compreso tutto il senso morale, e la luce della sensibilità religiosa. Queste luci sono come rami di un candeliere e costituiscono la luce naturale nell'uomo.
I. Questa luce può essere diminuita anzi, anche spenta dalla malvagità. Non dimentichiamo mai che il peccato riduce la luce naturale dentro di noi, e il peccato continuo comporta una diminuzione costante di quella luce. Continuando nel peccato si prosegue un processo di indurimento, in modo che il peccato sia alla fine commesso senza paura, rimorso o rimpianto.
II. Ogni peccato tende a distruggere la fede in Dio e a fermare il rapporto con Dio. Appassisce ogni senso della Sua presenza e del rapporto personale con Lui, così che tutta la tendenza del peccato è quella di ridurre la luce dentro l'uomo. Una diminuzione della luce è necessaria prima di poter peccare del tutto, ma seguire il peccato è un'ulteriore riduzione della luce come espressione di una Provvidenza retributiva.
III. C'è un Liberatore da questa posizione di oscurità. Per noi è nato un Salvatore. Come c'è un sole nei cieli che ci illumina di giorno, così ci è nato un Salvatore; e se i nostri peccati ci rovinano, avremo distrutto noi stessi.
S. Martin, Pulpito del mondo cristiano, vol. vii., p. 145.
Riferimenti: Giobbe 18:10 . Sermoni per ragazzi e ragazze, p. 257. Giobbe 18:12 . Spurgeon, Sermoni, vol. xxv., n. 1510. Giobbe 18 S. Cox, Espositore, 1a serie, vol.
vii., p. 410, e vol. viii., p. 127; Ibid., Commento a Giobbe, p. 216. 18-21 AW Momerie, Difetti del cristianesimo moderno, p. 116. Giobbe 19:17 . Espositore, 3a serie, vol. iv., pag. 429. Giobbe 19:20 . J. Robertson, Ibid., 2a serie, vol. vi., pag. 255.