Giovanni 4:5

I. Jonah sedeva nel suo gabinetto, cupo e lunatico immerso in una profonda angoscia per le stesse cose che portavano sollievo e speranza alla grande città. Le ragioni del suo dispiacere erano molteplici. Era geloso, con una gelosia inutile, per l'onore di Dio. La sua stessa reputazione di profeta fu toccata. Il suo paese era in pericolo a causa del potere assiro, che aveva sperato fosse ora completamente umiliato e colpito.

Il corso della Provvidenza gli era sembrato giusto, sebbene oscuro, mentre la giustizia aveva tenuto l'orribile bilancia e guardava la spada scintillante. Ma ora che la misericordia, una forma più equa della giustizia, ha rinfoderato la spada e ha gettato nella bilancia un vasto perdono per superare tutti i terrori e le pene, vede, con occhio itterico, l'intero corso della Provvidenza che va in una direzione sbagliata. "I tempi sono sfasati". I dolori aspettano lui e i suoi. Sicuramente il Signore non sta prendendo il piano migliore.

II. Poi è arrivata la preghiera. Questo versetto ci mostra che il suo "dispiacere" e il suo "dolore" erano proprio tali che venivano agli uomini tra i rovesci e gli ostacoli della vita. Era il sospiro e l'agitazione di uno spirito ferito in mezzo alle "cose", ma non la rivolta personale e consapevole dell'anima contro il Dio vivente. Prega di poter morire. (i) C'è una certa selvaggia maestà in questo desiderio a cui difficilmente possiamo trattenere il tributo della nostra ammirazione.

Voleva morire lì e poi. Questo spirito ferito, rendendosi conto della sua immortalità tanto più in mezzo al cambiamento e alle avversità, si eleva sdegnosamente al di sopra del sentiero mortale, al di sopra dell'intero ciclo delle fatiche e delle cure terrene, dell'ambizione e dei suoi rovesci, dell'onore e delle sue ombre, della gioia e del suo stretto dolore che lo accompagna, batte il suo ali nell'aria più alta, e chiede di essere liberato per l'ultimo volo, verso l'immortalità e il cielo.

(ii) Questa preghiera mostra debolezza oltre che forza. C'è in esso, dopo tutto, qualcosa dell'ostinazione di un bambino. "Le cose sono andate tutto storto, e niente potrà mai più andare bene. Lasciami scappare da un mondo così sconnesso."

III. Non possiamo dubitare che Giona abbia pensato a Elia nell'offrire la stessa preghiera, e che, nella sua mente, ne abbia giustificato la presentazione con la forza di un così grande esempio. Così «il male che fanno gli uomini», anche nelle loro preghiere, «vive dopo di loro». I grandi uomini, quando sbagliano, sono grandi tentatori. Un profeta può ingannare un profeta.

A. Raleigh, La storia di Giona, p. 252.

Riferimento: Giovanni 4:5 . WG Blaikie, Homiletic Magazine, vol. vi., pag. 358.

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