Commento biblico del sermone
Giovanni 16:28
La vita terrena di Gesù
Piena e epocale poiché la vita di nostro Signore era infinitamente al di là della vita di altri uomini se potesse dire di essa: "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ancora lascio il mondo e vado al Padre" se Egli potesse mettere quella vita in una tale parentesi, e così metterla tra due eternità, quale deve essere il nostro soggiorno su questa terra? Che intervallo insignificante! Allora, che valore ha la vita se non nei suoi rapporti con l'eternità? La vita che Cristo visse così, dal Padre e per il Padre, vista ora in una serena retrospettiva, aveva proporzioni stranissime.
Visse trentatré anni una piccola vita per un uomo simile e per fare un tale lavoro. Eppure, di quei trentatré anni, trenta erano quasi fuori vista, trascorsi apparentemente in preparazione. Osservalo bene: trent'anni di preparazione a tre anni di lavoro sono passati dieci undicesimo di vita per gettare le fondamenta. Che contrasto con noi stessi! Che lezione; che lezione speciale, per una generazione impaziente, superficiale, appariscente, frettolosa! Ora, diamo un'occhiata a una o due delle caratteristiche di questa vita meravigliosamente proporzionata.
I. Fu certamente una vita progressista. Era una vita che passava (e non è questa crescita?) dall'attivo al passivo dall'obbedienza che faceva all'obbedienza che portava.
II. E questa era singolarmente una vita che mostrava sempre il lavoro che aveva in mano. Ogni cosa aveva la sua regola, ogni cosa aveva la sua misura, ogni cosa aveva il suo principio.
III. È venuto a ricevere. Non era più una vita di impartire che una vita di ricevere. Dipendeva sempre da qualche seguace amorevole per la fornitura di ogni desiderio che avesse mai avuto. C'è un ordine di grandezza molto alto in quell'accettazione della compassione. Faceva parte della grandezza della Sua umiltà.
IV. E lungo, da Betlemme a Betania, è stata una vita mistica. C'era più di quanto l'occhio comune incontrasse. In quella vita vivevano migliaia e decine di migliaia; in quella morte morivano migliaia e decine di migliaia. È sempre stata una vita rappresentativa. Tutta la sua Chiesa scese con Lui alla sua sepoltura; risorsero con Lui nell'unità della loro perfetta appartenenza, il mattino della risurrezione; e nella Sua ascensione tutti si elevarono con Lui al livello più alto di una vita glorificata.
J. Vaughan, Cinquanta sermoni, quinta serie, p. 211.
Riferimenti: Giovanni 16:28 . Pulpito contemporaneo, vol. vi., pag. 17; W. Dorling, Pulpito del mondo cristiano, vol. xi., p. 356. Giovanni 16:31 . Pulpito della Chiesa d'Inghilterra, vol. i., pag. 12; Ibid., vol. xvii., p. 304.