Isaia 12:2

Naturalmente ogni creatura deve essere soggetta alla paura. La natura finita, per quanto esaltata, deve sentirsi sempre trascesa e circondata dall'infinito sconosciuto. E noi siamo manifestamente molto più soggetti alle incursioni della paura di quelle creature che sono nella loro prima e giusta posizione che non sono mai cadute.

I. I grandi misteri dell'esistenza hanno la tendenza a produrre paura. (1) Non si è forse inchinata e quasi tremante ogni mente riflessiva davanti al grande mistero in cui tanti altri possono essere risolti l'esistenza del male, del peccato, della miseria, nell'universo, sotto il governo di un Essere infinitamente potente e infinitamente benevolo? (2) C'è un grande mistero anche sul piano della Divina provvidenza in questo mondo.

Dov'è il tuo sollievo? Cercherai di vincere la natura e la provvidenza con il pensiero? Entrerai nei penetralia dei loro misteri e guarderai nella stessa fonte e causa di tutte le loro operazioni? Faranno cadere le tenebre intorno a te, e la luce della tua intelligenza brillerà come un debole cero tra le nebbie di una notte senza stelle. Sarai più saggio e ti fidi? Ah, questo è finalmente sollievo! "Mi fiderò e non avrò paura." Per Dio non c'è nessun mistero, nessun errore di calcolo, nessuna perdita. Sta mietendo il raccolto perpetuo, raccogliendo il grano nel suo granaio, collegando il presente doloroso al lieto futuro.

II. Ci sono certe possibilità, il cui pensiero tende a oscurare lo spirito con la paura. (1) Tutti guardiamo avanti, tutti lottiamo per il futuro con più o meno aspettative o desideri. Ma le nostre paure vanno con le nostre speranze, le nostre apprensioni tengono stretta compagnia con le nostre anticipazioni. Nella misura in cui gli uomini hanno sofferto, sentono che c'è la possibilità che la sofferenza continui o si rinnovi nei prossimi giorni.

A causa della paura, non solo della morte, ma di una moltitudine di altre cose, alcuni sono "tutta la loro vita soggetti alla schiavitù". Ora, qual è il rimedio? "Mi fiderò e non avrò paura." La fede si appoggia al Signore. Egli conosce il nostro cammino attraverso questo grande deserto.

III. C'è ancora una terribile possibilità, la cui contemplazione è più spaventosa della peggiore delle calamità terrene: la possibilità di un fallimento spirituale, che termina con un'esclusione finale dalla presenza di Dio e dalle gioie dei beati. Anche qui, come negli altri casi, non c'è che un modo per affrontare e superare questa grande paura. C'è una terribile possibilità, che non può essere conclusa con l'abilità, né conquistata con la forza; che può essere superata e vinta solo dal principio di una fede che rinuncia a se stessa: «Confiderò e non temerò».

A. Raleigh, La via per la città, p. 364.

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