Commento biblico del sermone
Isaia 37:31
La Chiesa cristiana una continuazione di quella ebraica. Considera una o due difficoltà che all'inizio possono essere sentite nel ricevere questa visione dei rapporti di Dio con la Sua Chiesa, che di per sé è molto semplice e soddisfacente.
I. Si può dire che le profezie non si sono, e non si avvereranno mai, nella lettera, perché contengono espressioni e affermazioni che non ammettono, o certamente non hanno, un significato letterale. Questa obiezione non è sicuramente fondata, poiché è ovvio che l'uso delle figure in una composizione non è sufficiente per renderla figurativa nel suo insieme. Usiamo costantemente figure retoriche ogni volta che parliamo; ma chi dirà per questo motivo che il corso principale della nostra conversazione non deve essere preso alla lettera? Certamente ci sono nei Profeti parole figurative, e anche frasi, perché scrivono poeticamente; ma anche questo non rende figurativo il tenore del loro linguaggio, non più di quanto similitudini occasionali mostrino che un poema eroico è un'estesa allegoria.
Perché dovremmo trovare una difficoltà che Israele non significhi semplicemente gli israeliti, ma il popolo eletto, ovunque si trovi, in tutte le età; e che Gerusalemme dovrebbe essere usata come nome per il corpo politico, o stato o governo del popolo eletto, in cui risiede il potere, e da quale azione procede?
II. Ma ci si può chiedere se è possibile considerare la Chiesa cristiana, così diversa da quella ebraica, una continuazione di essa, o sostenere che quanto promesso agli ebrei si è sostanzialmente adempiuto nel cristiano? (1) Il popolo eletto aveva attraversato molte vicissitudini, molte trasformazioni prima della risoluzione che seguì alla venuta del Salvatore promesso, e che fu la più grande di tutte.
Non è un'obiezione, piuttosto dà sostegno alla nozione dell'identità della Chiesa ebraica con quella cristiana, che è così diversa da essa, perché la Chiesa ebraica era in varie epoche molto diversa da se stessa; e i vermi della terra alla fine guadagnano le ali, eppure sono gli stessi; e l'uomo muore nella corruzione e risorge incorrotto, ma senza perdere il suo corpo originario. (2) Gli scrittori sacri si mostrano ben consapevoli di questa particolarità nel modo in cui i propositi di Dio si perseguono di epoca in epoca.
Sono frequenti nel parlare di un "resto" come l'unico che eredita le promesse. La parola "residuo", così costantemente usata nella Scrittura, è il segno dell'identità della Chiesa nella mente del suo Divin Creatore, prima e dopo la venuta di Cristo.
JH Newman, Sermoni sui temi del giorno, p. 180.
Riferimento: 37 EH Plumptre, Expositor, 2a serie, vol. iv., p. 450.