Commento biblico del sermone
Isaia 43:26
I. Non possiamo fare a meno di notare subito l'apparente stranezza che si debba ricorrere alla ragione o all'argomentazione laddove si tratta senza dubbio della grande dottrina dell'espiazione o della propiziazione. Un perdono basato su una propiziazione, e seguito dalla santificazione, è ciò che Dio propone come suo schema di redenzione, e tale schema ci invita a discutere con Lui di persona. La ragione mostri tutta la sua astuzia; non c'è da temere se non che una risposta sarà fornita dal tuo antagonista in questo alto dibattito.
Ma se tutte le difficoltà che la ragione può trovare sulla via della redenzione risiedono o nelle necessità dell'uomo o negli attributi di Dio, e se il progetto della redenzione per mezzo di Cristo incontra il primo e produce il secondo, affinché anche la ragione stessa possa percepire che soddisfa ogni desiderio umano e non compromette la perfezione divina, perché non dovremmo permettere che, essendo la ragione stessa giudice, il Vangelo sia sotto ogni aspetto proprio una comunicazione come è adatta al caso?
II. Le parole conclusive del testo, "Dichiara, che tu possa essere giustificato", sembrano permetterti, se lo desideri, di addurre qualsiasi scusa che potresti avere per non concludere con quella graziosa offerta di salvezza attraverso Cristo. Mentre ti promettiamo sull'autorità della rivelazione che Dio cancellerà le tue trasgressioni e non ricorderà i tuoi peccati, ti invitiamo a liberarti dalle cattive abitudini, ad abbandonare le vie malvagie e ad occuparti dei giusti doveri.
E qui pensi di avere motivo di obiezione. Bene, sollecitalo. È Dio stesso che dice: "Dichiara, affinché tu possa essere giustificato". Ma la risposta è che le persone a cui Dio comunicherà ulteriore grazia sono coloro che in obbedienza alla Sua chiamata stanno sforzando ogni nervo per abbandonare le vie malvagie. Non è che siano in grado da soli di elaborare un emendamento morale, ma è che Egli intende concedere loro la capacità mentre stanno facendo lo sforzo.
Possiamo, tuttavia, avere un'altra e forse egualmente giusta visione della controversia, che è indicata, sebbene non aperta, dal nostro testo. Venite, tutti voi che pensate di essere in qualche modo trattati a malapena da Dio. Avvicinati e difendi la tua causa. Non trattenere nulla; siate quanto più minuziosi nell'esporre la durezza dei rapporti di Dio, sia individualmente con voi stessi che in generale con l'umanità; e poi, dopo aver perorato la tua causa, ascolta la bella promessa: "Io, proprio io, sono colui che cancellerà le tue trasgressioni per amor mio, e non ricorderà i tuoi peccati".
H. Melvill, Pulpito di Penny, n. 2299.