Commento biblico del sermone
Isaia 65:5
Falsi motivi di superiorità nella santità. Non si è mai estinta tra gli uomini la disposizione ad arrogarsi la dignità della santità, cioè del valore e dell'eccellenza religiosa, né la disposizione abbastanza coerente a farne uso della superbia. Si possono precisare alcuni dei tanti motivi di pretesa su cui si sostiene questa assunzione di santità, e prende autorità per il suo orgoglio di confronto con gli altri uomini.
I. In alcuni casi è stata fatta un'assunzione di santità superiore sulla base dell'appartenenza a una certa divisione o classe dell'umanità, una classe che ha la sua distinzione nelle circostanze della discendenza e della nascita, o in qualche costituzione artificiale della società.
II. Inoltre, in molti periodi e luoghi gli uomini si sono reputati santi per la puntigliosa osservanza delle forme e delle cerimonie religiose, sia per volontà divina che per invenzione umana.
III. Un altro motivo di tale presupposto e orgoglio, come esprime il testo, è la rettitudine generale di condotta pratica, separata dal vero principio religioso dell'eccellenza morale.
IV. L'orgoglio della stima di sé per la bontà o la santità può essere tradito da persone che hanno conservato un carattere sostanzialmente esente da biasimo, contro coloro che, in qualche caso noto, sono caduti in un grave peccato.
V. C'è uno zelo fittizio nel servizio attivo della religione, e ciò costituisce un motivo di alta pretesa.
VI. Ci sono un certo numero di persone tra i cristiani che si professano le cui menti si soffermano quasi sempre su alcuni punti elevati della dottrina, ricercati principalmente nel libro degli eterni decreti di Dio. Ed è su queste dottrine che trovavano, in qualche modo, un'assoluta certezza del loro essere in Cristo, nel favore divino, figli di Dio, e quindi sicuri del cielo come se fossero lì. Possono guardare con orgoglio, non con pia gratitudine, a coloro che soffrono dubbi e sollecitudini rispetto al loro stato verso Dio e verso un mondo futuro.
VII. Possiamo nominare, infine, come una delle cose fatte motivo di pretesa e di orgoglio, l'esperienza di sentimenti euforici, ardenti, entusiasti in una parvenza di connessione con la religione, ma non proprio della sua autentica ispirazione.
J. Foster, Lezioni, I serie, p. 180.
Riferimento: Isaia 65:5 . Spurgeon, Sermoni, vol. xxv., n. 1497.