Luca 11:13

I. Mentre la preghiera è descritta nella Bibbia come un dovere positivo, l'incapacità dell'uomo di pregare in modo accettabile di se stesso è espressa nei termini più forti e inequivocabili. Ma se tale è la natura della preghiera, solo colui che ha lo Spirito può veramente pregare. Sembrerebbe da seguire che il dono dello Spirito Santo deve precedere ogni effettiva richiesta di quel dono, e che di conseguenza non ci può essere che poco valore in promesse come quella del nostro testo.

È tra i discorsi più frequenti dal pulpito che i non convertiti debbano cercare l'aiuto dello Spirito di Dio con la preghiera, e che mossi dal timore dell'ira su cui il predicatore ha riversato tutta l'energia delle sue descrizioni, vadano subito al loro armadi e implorare il perdono dell'Onnipotente. Ma che ne è di tutto questo se i non convertiti non hanno il potere di pregare se non sono in condizione di chiedere lo Spirito di Dio, in quanto il chiedere presuppone che lo abbiano già? C'è qui una difficoltà, ma che può essere facilmente superata; poiché molto prima che lo Spirito sia posseduto, come agente di rinnovamento, Egli può dimorare nel petto dell'uomo come agente di lotta.

Lo fa probabilmente in ogni uomo, certamente in ogni uomo che è stato battezzato in Cristo. Se lo Spirito si sforza, come fa spesso, di eccitare un desiderio di conversione e di sollecitare il dovere di pregare per la conversione; e se l'uomo su cui opera l'agenzia, custodisci il desiderio e inginocchiati; non avremo l'offerta di una richiesta gradita, e quella da parte di un uomo non rinnovato, e nondimeno attraverso le operazioni dello Spirito Santo?

II Sembra che in questo argomento non manchi nulla se non una dimostrazione più completa che lo Spirito Santo si batte davvero con gli uomini non convertiti. Prenderemo questa dimostrazione più completa dal potere e dall'agenzia della coscienza. C'è qualcosa in ogni uomo che gli dice della giustezza della virtù e dell'ingiustizia del vizio, che diffonde in tutta l'anima un sentimento di soddisfazione quando fa ciò che gli comanda, e un sentimento di rimorso e disagio ogni volta che c'è la durezza per contrastare le sue decisioni.

Se toglieste la coscienza e introduceste l'azione dello Spirito di Dio, ci sarebbero praticamente le stesse circostanze nella condizione umana; sicché l'uomo che ha una coscienza, una coscienza che lo avverte di tornare a oltrepassare il confine della virtù, si situa come sarebbe un altro, al quale, senza coscienza, è stato combattuto dallo Spirito. È, quindi, in perfetta coerenza con tutte quelle dottrine della Scrittura, che rappresentano l'uomo come lui stesso incapace di supplicare, che noi affermiamo ai non convertiti il ​​dovere di pregare per la conversione, e li incoraggiamo con la dichiarazione del testo.

H. Melvill, Pulpito di Penny, n. 2.018.

Riferimenti: Luca 11:13 . A. Murray, Con Cristo nella scuola di preghiera, p. 48; Pulpito del mondo cristiano, vol. i., pag. 210; Ibid., vol. XXI., pag. 362; Ibid., vol. xii., pp. 94, 193; Omilista, vol. i., pag. 370; nuova serie, vol. iv., pag. 120.

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