Commento biblico del sermone
Marco 13:33
I. Questa parola che guarda è una parola straordinaria; notevole perché l'idea non è così scontata come potrebbe sembrare a prima vista. Non dobbiamo semplicemente credere, ma guardare; non semplicemente amare, ma guardare; non solo per obbedire, ma per guardare. A guardare cosa? per quel grande evento, la venuta di Cristo. Conoscete la sensazione in materia di questa vita, di aspettare un amico, aspettarsi che venga, e lui tarda? Osservare Cristo è un sentimento come questo; nella misura in cui i sentimenti di questo mondo possono oscurare quelli di un altro.
Egli veglia su Cristo che ha una mente sensibile, ansiosa, apprensivo; che è sveglio, vivo, perspicace, zelante nel cercarlo e onorarlo; che si prende cura di Lui in tutto ciò che accade, e che non si stupirebbe, che non sarebbe troppo agitato o sopraffatto, se scoprisse che viene subito.
II. Questo allora è da guardare; essere distaccati dal presente e vivere in ciò che non si vede, e vivere nel pensiero di Cristo come è venuto una volta e come verrà di nuovo; desiderare la sua seconda venuta, dal nostro ricordo affettuoso e grato della sua prima. Ed è in questo che troveremo che gli uomini in genere mancano. Che cosa si intenda per guardare, e come sia un dovere, non hanno un'idea precisa; e così accade per caso che la veglia sia una prova adeguata del cristiano, in quanto è quella particolare proprietà della fede e dell'amore, che, per quanto essenziale, gli uomini di questo mondo neppure professano; quella particolare proprietà, che è la vita o l'energia della fede e dell'amore, il modo in cui la fede e l'amore, se genuini, si manifestano.
III. Cristo avverte i suoi discepoli del pericolo che la loro mente sia distolta dal pensiero di Lui, per qualsiasi causa; Li mette in guardia contro tutte le eccitazioni, tutti gli allettamenti del mondo; Li avverte con l'esempio del ricco cui era richiesta l'anima, del servo che mangiava e beveva e delle vergini stolte. Quando verrà, tutti vorranno tempo; allora la testa sarà confusa, poi l'occhio nuoterà, poi la lingua vacilla, poi le membra vacillano, come uomini che si svegliano all'improvviso.
Anno dopo anno passa silenziosamente, la venuta di Cristo è sempre più vicina di quanto non fosse e, man mano che si avvicina alla terra, noi possiamo avvicinarci al cielo. Ogni atto di obbedienza è un avvicinamento, un avvicinamento a Colui che non è lontano, anche se lo sembra, ma chiuso dietro questo schermo visibile di cose che ce lo nasconde. È dietro la struttura materiale; la terra e il cielo non sono che un velo tra Lui e noi; e verrà il giorno in cui strapperà quel velo e si mostrerà a noi. E poi, secondo come l'abbiamo aspettato, ci ricompenserà.
JH Newman, Parrocchiale e sermoni semplici, vol. iv., pag. 319.
Riferimenti: Marco 13:33 . HW Beecher, Pulpito del mondo cristiano, vol. xv., pag. 116; Omiletic Quarterly, vol. iv., pag. 138.