Commento biblico del sermone
Matteo 21:31
I. Il comando: "Figlio, va' oggi a lavorare nella mia vigna", ci è dato in ogni momento. Ci è stato dato al nostro battesimo; ci è stata data ai primi albori della nostra comprensione, quando la voce sommessa e sommessa della coscienza ci ha avvertito che non dobbiamo essere egoisti, o falsi, o disobbedienti, ma dobbiamo essere soggetti a una legge più alta e più pura di quella della nostra proprie inclinazioni. Ci viene dato ad ogni cambiamento o crisi della nostra vita.
II. Il comando è rivolto a noi come figli. Vorremmo che tutti noi potessimo sentirci davvero figli di Dio; che non siamo chiamati all'odioso lavoro degli schiavi, ma al lavoro dell'amore, che ogni figlio dovrebbe rendere a un Padre dal quale ha ricevuto ogni benedizione di cui gode. Osserva, ancora, che nostro Padre si fida di noi e ripone fiducia in noi quando ci ordina di lavorare. Le parole sono: "Vai a lavorare oggi nella mia vigna". Confida che non gli disobbediamo.
III. Considera le risposte date dai due figli e la loro condotta successiva quando gli fu comandato di andare a lavorare nella vigna del padre. Il primo mostra con la sua risposta schietta e imbronciata: "Non lo farò", che è il rappresentante di coloro che sono assolutamente sconsiderati e negligenti; non inganna la propria coscienza adducendo scuse; rifiuta categoricamente l'obbedienza. L'altro figlio, nella prima parte della sua condotta, ha molti rappresentanti.
La sua condotta successiva dovrebbe metterci in guardia contro le insidie che potrebbero impedirci di adempiere ai nostri propositi e che potrebbero farci assomigliare alla miserabile fine del secondo figlio. Sia che consideriamo il pericolo dell'ipocrisia e della fiducia in se stessi, o di affidarsi solo ai buoni impulsi invece della devota determinazione cristiana e dell'aiuto dello Spirito di Dio, o alla tentazione ordinaria dell'egoismo da un lato e dell'oblio dall'altro, non c'è nessuno, per quanto buone siano le risoluzioni che ha formato, che non abbia motivo abbondante di pregare Dio che sia liberato dalla condanna avvizzita del testo.
Bishop Cotton, Sermoni di Marlborough, p. 78.
Riferimenti: Matteo 21:33 . Rivista Omiletica, vol. vii., p. 40; AB Bruce, L'insegnamento parabolico di Cristo, p. 447. Matteo 21:33 . R. Calderwood, Le parabole di nostro Signore, p. 7. Matteo 21:33 .
W. Arnot, Le parabole di Nostro Signore, p. 237. Matteo 21:37 . RDB Rawnsley, Village Sermons, 3a serie, p. 12.