Commento biblico del sermone
Matteo 25:20-21
Fedeltà e ricompensa.
I. L'insegnamento di questa parabola, sebbene rivolto dapprima ai discepoli, non si limiti a loro, né a nessuno che, come loro, sia incaricato dell'adempimento di un dovere speciale; sta insegnando per tutti noi. Implica una responsabilità comune per l'uso di talenti che sono stati universalmente distribuiti, anche se non in egual misura. I talenti ci sono stati dati, e non devono essere né accumulati in avarizia infruttuosa, né sperperati in inutili sprechi.
Devono essere disposti, usati per Dio, e disposti in modo tale che con una meravigliosa usura possano raddoppiarsi nei loro guadagni, portando per questo benedetto servizio l'oro del santo carattere e le pietre preziose raccolte dalle miniere oscure del mondo, e raccolte per le nostre mani, a brillare nella corona del Redentore.
II. Il secondo pensiero che desidero sottoporvi è che questa responsabilità è onnipervadente, si estende a tutto l'uomo ea tutta la vita. Raccoglie le innumerevoli sciocchezze, "i pensieri del cuore", le sorgenti sottili e delicate dell'azione, le cose fatte in segreto così come l'importanza dei personaggi e delle circostanze; i tremendi problemi della nostra vita, la nostra crisi, le cose che derivano dall'osservazione, e ostentano e fioriscono davanti agli occhi degli uomini.
Con Dio il motivo determina il valore dell'azione. Non tiene conto delle grandi cose nella vita dell'uomo come grandi cose, né delle piccole cose a causa della loro piccolezza. Si compiace in egual modo del grande e del piccolo quando sono fatti degnamente per lo stesso desiderio onnipervadente, abituale e quasi inconscio di fare della sua volontà la legge. È nell'obbedienza univoca, nella pienezza dell'amore leale, che Egli gioisce anche con gioia immensa.
III. Il compenso della fedeltà. La fedeltà, sebbene possa aver abbracciato solo un po', non è lasciata andare senza la sua ricompensa. È inseparabile dall'idea di responsabilità, e dalla sua conseguente idea di giudizio, che vi siano le sanzioni della ricompensa e della pena, la resa a ciascuno secondo le sue opere. Dio non è certo meno giusto dell'uomo; e se noi, essendo malvagi, sappiamo fare buoni doni a coloro che ci servono fedelmente, quanto più colui nel quale si fondono giustizia eterna e infinita compassione, loda e ricompensa il servizio che gli è fatto! La fedeltà è premiata: (1) con un potere accresciuto, ogni dovere compiuto rende più facile il dovere futuro; (2) dall'accresciuta responsabilità trovata fedele in un soldo, l'uomo è reso «dominatore di molte cose». E questa è la legge di ricompensa di Dio,
W. Morley Punshon, Pulpito del mondo cristiano, vol. vi., pag. 104; vedi anche Sermons at Union Chapel, Islington, p. 191.