Commento biblico del sermone
Matteo 25:31-33
I. Quando ci rivolgiamo al Libro di Dio per conoscere quali particolari ci vengono rivelati rispetto alla terribile venuta del Signore, la prima cosa che ci colpisce è la sua subitaneità. Quando sarà non lo sappiamo; dove sarà non lo sappiamo. Deve bastarci che sia improvviso come il lampo; e che, dovunque sia nel mondo rotondo, noi saremo là, come certamente le aquile si radunano al cadavere caduto.
II. Ci saranno solo due società, quella salvata e quella perduta. Nessun posto di mezzo; nessun posto per coloro che potrebbero sperare di trovarsi persone comuni né particolarmente fedeli, né particolarmente infedeli; solo due compagnie, con un possente abisso fra loro, la più bassa della beata compagnia di quelle che sono ricevute inesprimibilmente più beate della prima di quelle che sono escluse.
III. "Dato che non l'avete fatto a uno solo di questi più piccoli,... non l'avete fatto a me." Che meraviglia, che terribile Scrittura è questa! Non possiamo concepire come, quando saremo davanti a quel seggio del giudizio, la nostra coscienza sarà piena di ogni sorta di tristi ricordi di peccato ricordando come abbiamo infranto questo e quel comandamento, sperando che questo e quel palliativo possano essere ammessi per il nostro perdono , ed ecco, prima ancora che si apra la questione delle nostre attuali offese commesse, ecco che siamo condannati per le nostre omissioni! Cristo è stato con noi, in mezzo a noi, sempre con noi nei suoi poveri, e non abbiamo fatto tutto il possibile per loro quando abbiamo avuto tempo.
IV. Il giudizio sarà molto diverso da un giudizio terreno. Non ci saranno testimoni, consulenti, esami. Non ci sarà alcuna selezione di accuse particolari contro di noi, che per la prima volta saranno sollevate, provate e punite. Niente del genere. Il giudizio è in corso ora, ogni giorno e ogni ora i nostri cuori sono aperti davanti a Dio, e quando obbediamo o disobbediamo, quando preghiamo o ci asteniamo dal pregare, mentre pronunciamo parole cattive o buone, mentre lasciamo correre i nostri pensieri peccato, o fermali e volgili verso Dio e verso il cielo, il giudizio si raduna intorno a loro.
Se viviamo con noncuranza e pensiamo poco a Dio e a Cristo, le ombre del giudizio si fanno più profonde intorno a noi. Se moriamo così non pentendoci dei nostri peccati, né rivolgendoci a Dio con fede, il giudizio finale pronuncerà solo ciò che si sarà stabilito prima, ciò che, in effetti, si sta sistemando ogni giorno: accontentarsi del bene o del male ogni giorno in cui viviamo .
G. Moberly, Plain Sermons at Brighton, p. 304.
Riferimenti: Matteo 25:31 . Rivista del sacerdote, vol. v., pag. 272. Matteo 25:31 , Matteo 25:32 25:32 . Nuovi schemi sul Nuovo Testamento, p.
16; E. Blencowe, Plain Sermons to a Country Congregation, vol. ii., pag. 41. Matteo 25:31 . Spurgeon, Sermoni, vol. xii., n. 671. Matteo 25:31 . HW Beecher, Pulpito del mondo cristiano, vol. xix., pag. 122.