Commento biblico del sermone
Matteo 25:34-37
La sorpresa dei giusti.
I. La particolarità delle persone di cui qui parla nostro Signore è che non sapevano, non avevano alcun sospetto, che nel mostrare benignità agli uomini, mostravano benignità a Cristo. "Signore", rispondono, "quando ti abbiamo visto?" Per loro è una rivelazione, nel senso più stretto e profondo della parola. Una rivelazione, cioè uno svelamento, uno sfilamento di un velo che era davanti ai loro occhi, e nascondendo loro un fatto divino e benedetto, di cui non erano a conoscenza.
Ma chi sono? Penso che dobbiamo essere d'accordo con alcuni dei migliori commentatori, che sono persone che, fino al giorno del giudizio, non hanno mai sentito parlare di Cristo; ma che poi, per la prima volta, come dice il decano Alford, "sono sopraffatti dalla vista della grazia che ha operato su di loro e della gloria che ora è la loro parte benedetta".
II. Se questo è il vero significato delle parole di nostro Signore, quale conforto e speranza possono darci, quando pensiamo, come dobbiamo pensare, se abbiamo in noi una vera umanità, alle centinaia di milioni di pagani oggi in vita, e dei migliaia di milioni di pagani che sono vissuti e sono morti! Peccaminosi sono nel loro insieme. Peccare può essere senza legge, ma perire senza legge. Perché il salario del peccato è la morte, e non può essere altro.
Ma non potrebbe Cristo avere i suoi eletti in mezzo a loro? Non può il Suo Spirito operare in alcuni di loro? Sono le pecore smarrite di Cristo, ma sono pur sempre le Sue pecore che ascoltano la Sua voce. Non adempia loro le sue stesse parole, e vada a cercare tali anime, e le deponga sulle sue spalle e le riporti a casa, dicendo alla sua Chiesa in terra e alla sua Chiesa in cielo: "Rallegrati con me, perché io hanno ritrovato la mia pecora che era perduta"?
III. Come conosceremo le pecore di Cristo quando le vedremo? Come, se non per la stessa prova che Cristo ha posto, mi sembra, in questa stessa parabola? C'è in uno di essi gli alti istinti anche il desiderio di compiere un atto misericordioso? Aspettiamoci: e quando nell'uomo o nella donna più brutale vediamo un tocco di nobiltà, giustizia, benevolenza, pietà, tenerezza in una parola, qualsiasi tocco, per quanto momentaneo, di altruismo, saltiamo a quello, sapendo che c'è è l'anima che cerchiamo; c'è una pecora smarrita di Cristo; c'è Cristo stesso; lavorare sconosciuto su un'anima umana; c'è un'anima pronta al Vangelo, e non lontana dal regno di Dio.
C. Kingsley, Ognissanti e altri sermoni, p. 347.