Commento biblico del sermone
Matteo 26:38-40
Dolore Divino.
Non è sulle reali sofferenze fisiche della Crocifissione che la Bibbia più ci invita a soffermarci, le racconta, ma le tralascia con la leggerezza che le circostanze ammettono, ma sulla sofferenza interiore, sulle intenzioni interiori della scena, noi sono invitati a riposare; ed è questa intenzione interiore che essa esprime nel giardino del Getsemani.
I. Considerate quali furono le cause che strapparono al Redentore questo forte pianto e questo pianto, l'intollerabile angoscia di quell'ora tra i sacri ulivi, alla vigilia del primo Venerdì Santo. (1) In primo luogo, quell'oscurità potrebbe essere stata il senso dell'avvicinarsi della morte con tutti i terribili timori che assalivano lo spirito in quell'ora suprema. (2) O, ancora, può essere stato il senso di solitudine dell'ingratitudine, l'abbandono, il fallimento dei discepoli e dei parenti e della patria.
(3) O, ancora, potrebbe essere stato qualcosa di più profondo, il senso del carico di miseria umana che entrava nella sua anima, quasi ad impossessarsene, così che, nel linguaggio forte di san Paolo, « Colui che non ha conosciuto il peccato si è fatto peccato per noi».
II. Ricordiamoci che questa scena è la protesta silenziosa, ma più significativa, contro la miseria del male, contro l'eccessiva peccaminosità del peccato. Ricordiamolo anche come memoriale che, se siamo oppressi dalle prove, che ci sembrano troppo dure da sopportare, non facciamo che condividere il destino del beneamato Figlio nel quale Dio si è compiaciuto. La scena suggerisce anche come e con quale spirito dobbiamo pregare.
C'è qualcosa di più nobile e di più alto nell'efficacia e nella risposta della preghiera del semplice esigere e ricevere le speciali benedizioni per le quali chiediamo. Siamo, infatti, da questa narrazione incoraggiati a porre tutti i nostri bisogni davanti a nostro Padre, a riversare su di Lui tutte le nostre preoccupazioni, a supplicarLo che ci ascolti nelle piccole cose come in grandi. Possiamo pregare, proprio come pregò il nostro Salvatore, affinché, se è possibile, il calice della nostra prova passi da noi; ma se non viene data risposta diretta, se il calice non passa da noi, la nostra fede non sia scossa; guardiamo la storia dell'agonia del nostro Salvatore.
AP Stanley, Pulpito del mondo cristiano, vol. i., pag. 344.