Commento biblico del sermone
Matteo 26:6-13
La scatola di alabastro.
Ecco una donna probabilmente una povera donna che compie un'azione che suscita l'indignazione di tutta la Chiesa. Non si sente una voce in suo favore se non sublime eccezione! la voce di Gesù. In tali circostanze ci deve essere qualcosa che vale la pena guardare. Una minoranza che Dio approva non deve essere trascurata con incuria e disprezzo. La saggezza in questo caso è con i pochi e la follia con i molti; la saggezza è con amore, non con politica, con gratitudine, non con calcolo.
I punti di particolare interesse sono questi:
I. La generosità dell'amore che tutto si arrende. La donna aveva una scatola di alabastro di unguento preziosissimo solo una scatola e quella scatola solitaria ruppe, e versò il suo nardo puro sull'unica testa umana che non avesse perso la sua corona. L'amore non dà mai il proprio nome a nulla. L'amore ha qualche oggetto, deve avere qualche oggetto, sul cui santuario depone ogni suo possesso. L'amore, l'amore caldo, intelligente, crescente, non trattiene nulla da Dio.
II. La cecità morale di una politica prudenziale al servizio di Cristo. Ci sono uomini che non possono mai prendere altro che una visione aritmetica delle cose. Sono gli acuti economisti della Chiesa; si avvicinano abbastanza a Cristo per accertare la consistenza delle Sue vesti e per calcolare il valore della Sua veste senza cuciture. C'è qui un punto di critica più singolarmente suggestivo. La stessa parola nell'originale è usata per indicare sia lo spreco che la perdizione; e se colleghiamo questa idea con un'altra, apprenderemo l'idea che desidero presentare.
"Quelli che mi hai dato li ho conservati, e nessuno di loro è perduto, ma il figlio della perdizione"; e proprio questo figlio della perdizione fu l'uomo che, in un'altra occasione, e probabilmente in questa, chiamò un sacrificio «rifiuto», e sostenne con veemenza le pretese dei poveri. Ecco, quindi, il fatto sorprendente davanti a noi, che gli uomini che denominano "rifiuti" il servizio di altre persone sono essi stessi i più propensi a essere gettati via come i rifiuti dell'universo.
III. La saggezza onnicomprensiva del giudizio del Salvatore. (1) Mostra la sua ansia per la pace di tutti coloro che tentano di farlo. servirlo. (2) Mostra la sua simpatia per i poveri. (3) Mostra che ogni epoca porta le proprie opportunità per fare il bene.
IV. L'immortalità assicurata della bontà.
Parker, Hidden Springs, p. 276; vedi anche Vita interiore di Cristo, vol. iii., pag. 194.
Riferimenti: Matteo 26:6 . Rivista del sacerdote, vol. ii., pag. 156; Rivista Omiletica, vol. xii., p. 141; AB Bruce, La formazione dei dodici, p. 300.