Commento biblico del sermone
Matteo 27:3-4
Il rimorso di Giuda per la condanna di Cristo.
Deduciamo dal racconto degli Evangelisti che il diavolo aveva molto a che fare con il tradimento di Giuda. Divenne, per così dire, arreso alla volontà del maligno, arrendendosi come agente nell'attuazione del suo proposito contro l'Unto di Dio. Ma, ora, dobbiamo pensare che con Giuda non ci fosse bisogno di altro che di presentargli una certa misera tangente? che non ci fossero scrupoli da superare, nessuna obiezione da rimuovere, prima che potesse essere portato a tradire il suo Signore? Qui, come pensiamo, entra in gioco il nostro testo, che spiega, o comunque suggerisce, come Satana procedette nell'istruire Giuda al suo famigerato tradimento.
Se fu quando vide che Gesù era condannato, che Giuda fu preso dall'agonia del rimorso, possiamo giustamente supporre che fu sotto l'aspettativa che Gesù non sarebbe stato condannato, che Giuda fu portato a meditare il crimine del suo tradimento.
I. Possiamo considerare probabile che il diavolo abbia suggerito a Giuda che, mettendo Cristo nelle mani dei suoi nemici, gli avrebbe offerto solo l'opportunità di mostrare la sua potenza sconfiggendo la loro malizia. Allora con quale facilità può essere andato avanti nel suo iniquo tradimento. La sua stessa convinzione che Gesù fosse il Cristo lo confermerebbe solo nella convinzione che, sebbene tradito, non sarebbe stato condannato. Qualsiasi sentimento crescente, quanto all'ingerenza della sua condotta nel ricambiare con perfidia un Maestro così gentile, sarebbe stato soffocato dalla persuasione che non faceva altro che cercare la gloria di quel Maestro.
II. C'è qualcosa di molto toccante nel fatto che Giuda si abbandonò alla disperazione vedendo che Gesù era stato consegnato alla morte. Se avesse avuto una vera idea di ciò che Cristo era venuto a fare, sarebbe stato vederLo condannato, che lo avrebbe impedito di suicidarsi. Strana, infatti, era la posizione di Giuda. Il suo è stato un pentimento senza speranza, perché Cristo è stato condannato; eppure era la condanna di Cristo che avrebbe dovuto dare speranza al pentimento. L'infelice è morto perché Cristo deve morire, eppure Cristo è morto affinché l'infelice potesse vivere.
H. Melvill, Pulpito di Penny, n. 1.880.
Riferimenti: Matteo 27:3 ; Matteo 27:4 . C. Girdlestone, Un corso di sermoni, p. 365; E. Mason, L'eredità di un pastore, p. 407.