Commento biblico del sermone
Matteo 6:5-9
I. «Quando pregherai», dice il Signore, «non sarai come gli ipocriti: perché amano pregare stando nelle sinagoghe e negli angoli delle strade, perché siano visti dagli uomini». Né le sinagoghe né le strade erano luoghi designati di preghiera. Ma fin dai giorni del profeta Daniele era sorta l'usanza di pregare sette volte al giorno, a certe ore stabilite; e quando vennero queste ore il fariseo si volse subito alle sue devozioni.
Molto probabilmente l'iniquità del Fariseo crebbe in modo molto naturale, cominciando con una scrupolosa ma onesta osservanza delle forme religiose, e scivolando via via in una pretenziosa ed ipocrita ostentazione man mano che si trovò un crescente oggetto di rispetto e stima tra gli uomini. Abbiamo anche bisogno di stare in guardia, e di vegliare e pregare, e pregare e vegliare, contro questo laccio.
II. Nostro Signore ordina che il Suo popolo, quando prega, entri nel suo armadio, si chiuda alla porta e preghi il Padre che vede nel segreto. La vera idea della preghiera sta nella chiusura della porta. Puoi fare un armadio per te stesso fuori dalla folla più autentica, a condizione che tu escluda il mondo dai tuoi pensieri e innalzi la tua anima a Dio solo.
III. Non dobbiamo essere come i pagani, che pensano di essere ascoltati per il loro parlare molto. Per loro la preghiera era una specie di processo corporeo e meccanico, ritenuto efficace proprio in proporzione al numero di volte in cui potevano ripetere lo stesso grido. Cristo dice che la loro non è una vera preghiera come quella che diventa i Suoi figli, e che noi non dobbiamo fare come loro, perché nostro Padre sa di cosa abbiamo bisogno prima che Glielo chiediamo.
IV. Quando preghiamo, dovremmo arrivare credendo nel Padre invisibile e confidando nella sua indole gentile. La vera preghiera è proprio il grido dei figli al Padre, ed è il sentimento infantile di fiducia in Lui che dà alla loro preghiera tutta la sua efficacia.
WC Smith, Il sermone della montagna, p. 178.