Matteo 9:17

C'è una freschezza sempre viva nelle parole di Gesù, come sono registrate nei Vangeli. Nel leggerli non siamo con mera curiosità antiquaria a studiare la storia di eventi del tutto estranei a noi stessi, oa ricordare uno stato della società che appartiene interamente al passato sepolto; piuttosto ci troviamo di fronte a profezie di un futuro sempre ricorrente e ad anticipazioni dei principi che possono essere applicati all'interpretazione dei grandi problemi morali e religiosi della società moderna.

Collegato in modo sicuro sotto la lettera delle espressioni originali, si trova pronto per la nostra apprensione lo spirito eterno, che potrebbe essere la nostra guida infallibile nella pratica. Una tale vitalità di enunciazione la possiamo sicuramente scorgere nel detto parabolico del testo.

I. Qual è l'interpretazione di queste parabole della nuova toppa sulla vecchia veste, e del vino nuovo messo nelle vecchie bottiglie, o otri alla moda orientale? Non è una cosa del genere? Le antiche forme di pietà in mezzo alle quali ancora si muovono Giovanni ei suoi discepoli non sono adatte alla nuova vita religiosa che da Me emana. La nuova vita ha bisogno di nuove forme.

II. Né Cristo né i Suoi apostoli tentarono di mettere il Vangelo come una toppa sulla vecchia veste della legge mosaica, per versare il vino nuovo della dispensazione spirituale nella vecchia bottiglia delle regole legali. Offrivano il Vangelo come un sistema di principi e leggi e motivi, non di regole, precetti e osservanze. Invitavano gli uomini a un gioioso senso di libertà, come il temperamento appropriato per quella ricezione della dottrina della salvezza da parte di Cristo; spingevano gli uomini al raggiungimento di quell'amore perfetto che avrebbe scacciato la paura; proclamarono che Dio era in Cristo, riconciliando il mondo a Sé; hanno reso l'elemento rituale e cerimoniale nella religione del tutto subordinato a quello morale e spirituale. La fede operante mediante l'amore, non l'osservanza cerimoniale, era l'espressione caratteristica della vita cristiana.

III. La Chiesa cristiana non raggiunse subito la grandezza della nuova idea di religione. Esibiva costantemente tendenze a ripiegare sul vecchio. Temeva che la libertà degenerasse in licenza. Gli uomini che si erano abituati a tutte le venerabili tradizioni dell'antica legge non provarono subito piacere a sbarazzarsene. Rappresentavano il cristianesimo come una mera riproduzione del giudaismo con altri nomi.

Hanno fatto del ministero della Parola e dei sacramenti un sacerdozio, il cui compito principale era quello di offrire il sacrificio materiale; hanno violato tutto lo spirito del Nuovo Testamento e il linguaggio della Chiesa primitiva, chiamando il giorno del Signore il Sabato; cercavano di limitare il nome stesso di religione all'osservanza di una regola di vita che prescriveva i più minuti precetti per lo svolgimento di ogni ora; un rigido ascetismo veniva glorificato come compimento di consigli di perfezione.

"Il vino nuovo deve essere messo in bottiglie nuove" incarna un principio che la Chiesa di Cristo in tutti i tempi dimentica a suo rischio e pericolo. Questo principio è che i nuovi desideri creano nuove istituzioni; uno spirito nuovo deve esprimersi in altre forme, adatte alla nuova occasione. Ci deve essere in tutte le disposizioni della vita un'elasticità, un potere di autosviluppo, un'espansività, una fertilità di invenzione, un'evocazione di nuove energie. Le nuove condizioni della società richiedono metodi diversi.

Canon Ince, Oxford Review, 18 febbraio 1885.

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