Romani 6:7

La morte di Cristo al peccato.

Quando ci chiediamo cosa si intenda con l'affermazione di Cristo: "La morte che Egli è morto, è morto al peccato", emergono due domande.

(1) Che collegamento aveva Gesù con il peccato prima della Sua morte?

(2) Come mai la sua morte ha interrotto quel legame?

I. Quanto al primo. La connessione del Signore Gesù con il peccato fintanto che ha vissuto una vita terrena è stata la più completa che è possibile avere per una persona senza peccato. Chi oserà dire che la terribile frase di san Paolo "ha fatto una maledizione" è troppo forte per esprimere la presa che la pena del peccato ha esercitato sulla nostra vittima, o che l'intera umanità inossidabile di nostro Signore non è stata avvolta e penetrata in tutto e per tutto la tremenda forza retributiva del peccato? Collegamento con il peccato! Era tutto suo; la sua preda, ceduta per qualche divina necessità al divoratore; la parte più scelta mai colta per essere portata fino alla custodia del figlio del peccato, la morte, all'interno della casa del peccato, la tomba.

II. Si dice che l'intera connessione con il peccato sia terminata con la morte. Non è stato così con nessun altro uomo. Altri uomini trascorrono la loro esistenza terrena nelle stesse condizioni penali che ho descritto nel Suo caso; ma quale spazio dobbiamo supporre che l'atto del morire si sia rivelato in ogni altro caso la fine del peccato, se non per il loro legame con Lui? La morte di Gesù ha chiuso la sua connessione con il peccato, per la semplice ragione che solo nel suo caso quella connessione era stata esteriore, non interiore; una sottomissione senza colpa alla pena del peccato, non una resa colpevole al potere del peccato.

Dal primo all'ultimo il peccato che è nella nostra razza gli rimase un nemico estraneo, che non poteva entrare nella cittadella della sua volontà per corrompere o dominare la sua natura spirituale; e la connessione che sostenne con essa era semplicemente quella di un sofferente che deve la morte alla giustizia per i peccati imputati ad altri uomini. Una volta che quella morte fu pagata, e tutta la sofferenza sopportata che riempì il calice fu messa nelle sue mani per essere bevuta, la sua connessione con il peccato imputato fu necessariamente dissolta. "La morte che Egli è morto è stata una morte per il peccato una volta per sempre."

J. Oswald Dykes, Il Vangelo secondo San Paolo, p. 164.

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