Commento biblico del sermone
Romani 7:7-13
Un capitolo nei primi anni di vita di Saul.
I. San Paolo respinge con energia l'idea che ci possa essere qualcosa di essenzialmente cattivo, empio o immorale nella stessa legge benedetta di Dio. Al contrario, senza quella legge non avrebbe mai potuto giungere ad alcuna vera conoscenza del peccato. Solo mediante la chiara scoperta del bene morale da parte della legge, essa ci porta alla convinzione della peccaminosità del peccato. Durante l'infanzia, e talvolta anche nella prima giovinezza, non ci rendiamo conto della legge di Dio.
Arriva un momento in cui la legge di Dio torna alla coscienza con nuova forza. Nel caso del giovane Saulo, fu soprattutto il decimo comandamento a tornare a casa. Gli fu chiaro che Dio proibisce non solo di fare il male, ma di volerlo male. Vide che per essere buoni, quindi, bisogna guardare il primo germogliare di un cattivo desiderio nel cuore, anzi, che se il cattivo desiderio germoglia lì, la legge è già, e quindi, infranta. Ah! la vita da sogno felice era finita allora. Ecco la morte di tutta la sua pace e letizia. "Il peccato è risorto", dice con un chiaro pathos, "il peccato si è risvegliato alla vita e io sono morto".
II. La legge aveva fallito, quindi, diremo? Invece di spegnere il peccato nell'anima di Saulo, l'aveva infiammata. Aveva prodotto autocondanna, conflitto interiore, disperazione e morte. La colpa era della legge? No, era la stessa perfezione e gloria del Decalogo che conteneva quel decimo e più spirituale precetto. Era solo la sua ampiezza e nobiltà eccessive che rendevano impossibile a Saul non rigenerato mantenerlo.
Non fu colpa della legge che comportò in Saulo la lussuria e la morte; ma era colpa di ciò che Saulo aveva ormai imparato a conoscere come peccato. Non i peccati, ma il peccato: non la peccaminosità anche come semplice qualità del peccatore, ma il peccato come forza, fattore spaventoso e potente nell'anima umana, che giace nel profondo, più profondo del desiderio, e si dimostra forte, più forte del migliore volontà che si oppone ad essa. Nella sua misericordia Dio ha voluto che gli uomini imparassero questa lezione amara, umiliante, ma molto salutare, che il cuore naturale è inimico di Dio, poiché non è soggetto alla legge di Dio, né lo può esserlo.
J. Oswald Dykes, Il Vangelo secondo San Paolo, p. 201.