Commento biblico del sermone
Romani 8:12-16
San Paolo ci sta dicendo qui che ci sono due padroni, uno dei quali possiamo servire, ma uno o l'altro dei quali dobbiamo servire. Cristo è uno, il peccato è l'altro. Cristo è il Signore dei nostri spiriti. Se lo rivendichiamo per nostro Signore e lo serviamo, allora dobbiamo vivere come se fossimo esseri spirituali, confidando, sperando, amando, tenendo sotto controllo i nostri corpi; se serviamo il peccato, allora il corpo diventa padrone e lo spirito muore; mangiamo, beviamo e dormiamo; la fede, la speranza e l'amore periscono.
«Ma», dice san Paolo, «non è necessario che sia così per nessuno di noi. Cristo, il Signore dei nostri spiriti, vide che gli spiriti degli uomini erano morti in essi, che vivevano come semplici creature carnali, ed Egli scese e visse su questa terra e vi morì, per liberare questi spiriti dalla morte e legarli a lui».
I. Vedete, san Paolo dichiara che c'è uno spirito in ognuno di voi. Ogni povero selvaggio sulla terra, che non ha mai sentito parlare di un'anima o di Cristo, ha strani pensieri dentro di sé; non può dire da dove sono venuti o dove stanno andando. Questi pensieri che si agitano dentro di noi, questi sentimenti, voglie e desideri, che tutte le cose che vediamo e udiamo non soddisfano, valgono per noi tutto il mondo se solo sappiamo a chi portarli.
II. Colui, nel cui nome siamo battezzati, della cui morte siamo resi partecipi, Colui che è morto perché il nostro peccato morisse, che è risorto perché il nostro spirito si risollevi e viva, è ancora con noi, il Signore dei nostri spiriti, ancora immutato e immutabile. Credere in Lui, rivendicare quel diritto in Lui che ci ha dato nel battesimo e che non si è mai ritirato da noi da quando ha rivendicato la nostra unione con Colui che è morto una volta al peccato, ma che ora non muore più, poiché la morte non ha più dominio su di Lui, i nostri spiriti possano scrollarsi di dosso da questo oppressore che li trattiene.
Con il nostro spirito possiamo confidare in Lui, con il nostro spirito possiamo sperare in Lui, con il nostro spirito possiamo elevarci con Lui, ascendere con Lui e regnare con Lui. E poi, se hanno gustato questa libertà, desidererebbero goderla continuamente, e per farlo desidererebbero mortificare le opere di quel corpo che ha impedito loro di goderne e impedirebbe loro di goderne ancora. Desiderano rinunciare al loro spirito, essere governati dal Suo spirito, essere riempiti da Lui di tutti i santi desideri e buoni pensieri e spinti a tutte le opere giuste.
FD Maurice, Il giorno di Natale e altri sermoni, p. 50.