Salmi 119:141

I. L'uomo, tra tutte le altre sue debolezze, è così incline alla vanità, alla presunzione e all'orgoglio che nell'insegnare la lezione del rispetto di sé, nel insistere su di te la verità che siamo più grandi di quanto sappiamo, alcuni potrebbero temere che lo fossimo ma ponendo un ostacolo in più sulla via di quell'umiltà che è la più rara, come è la più dolce, di tutte le virtù cristiane. Ma il rispetto di sé che Dio vorrebbe farci cedere è il genitore dell'umiltà e l'annientamento dell'orgoglio; si fonda proprio su quelle cose di cui ognuno di noi gode, che nessuno può monopolizzare, in cui nessun uomo differisce da un altro. Essa si fonda sul possesso di quell'anima immortale che Dio ha donato allo stesso modo al principe e al mendicante.

II. Tutti tranne pochi di noi hanno molto nella vita, tanto più difficile da sopportare perché nel pathos di essa tutto è al di sotto del livello della tragedia, tranne l'appassionato egoismo di chi soffre. Le nostre lamentele e le nostre miserie sorgono in misura non piccola dalla nostra incapacità di cogliere il vero significato e di comprendere l'esperienza universale della vita; si alzano perché, facendo cadere la sostanza, ci aggrappiamo all'ombra; salgono perché prendiamo per solide realtà le bolle che scoppiano al tocco.

È di infinita importanza per noi stessi e per il mondo che non dobbiamo cedere a questi sentimenti. Abbiamo bisogno di noi stessi, il mondo ha bisogno di noi come collaboratori di Dio, tutta la gioia, tutta la primavera, tutta l'elasticità, tutto il vigore, tutta la speranza, che l'uomo ci lascerà.

III. Il nostro destino non è niente di eccezionale, niente di cui lamentarsi, niente di cui essere depressi. È solo il comune, il quasi universale, molto. Sii buono e vero, e allora non puoi essere nella realtà o nella verità delle cose banali o insignificanti. Ognuno di noi è esattamente tanto grande quanto è agli occhi di Dio, e non più grande. Potresti non pensare a niente ora e qui, ma per ogni buon soldato di Gesù Cristo tutte le trombe suoneranno dall'altra parte.

Il Salmista ha sentito profondamente questa verità quando ha scritto le parole del testo: "Io sono piccolo e senza reputazione: eppure "e quale esplosione di trionfo, che impeto di speranza, che forza di convinzione, sta in quella parola" ancora"! "eppure non dimentico i tuoi comandamenti".

FW Farrar, Pulpito del mondo cristiano, vol. xxii., p. 337.

Riferimenti: Salmi 119:144 . Spurgeon, Sermoni, vol. xxvi., n. 1572. Salmi 119:148 . H. Melvill, Pulpito di Penny, n. 1613. Salmi 119:151 . Espositore, 3a serie, vol. iv., pag. 445.

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