Commento biblico del sermone
Salmi 126:2
Gli ebrei, quando, per misericordia di Dio, si stabilirono nuovamente nella terra promessa, cedettero agli stessi sentimenti di cui siamo coscienti quando siamo eccitati dal piacere, dalla prosperità, dal successo inaspettato. O l'allegria deve essere del tutto vietata ai cristiani, oppure deve essere regolata dalle regole del Vangelo di Cristo, come ogni altra parte della nostra vita quotidiana.
I. Ogni tendenza, sentimento e desiderio di cui siamo coscienti è stato impiantato in noi da Dio per qualche saggio e buono scopo. Il semplice fatto che la nostra bocca possa essere riempita di risate sembra provare che Dio ci ha progettati per usare il potere per fini buoni. Questi fini, senza dubbio, sono questi: il rilassamento e il ristoro della mente dopo il lavoro o il dolore, o altre gravi tensioni; l'incoraggiamento di un lavoro vigoroso mediante il piacere connesso al successo; la promozione di quello spirito di cordiale fraternità e di buona volontà che può essere nobilitato e santificato nella bontà fraterna e nella carità cristiana.
Nell'Antico Testamento l'allegria e il riso sono spesso riconosciuti e sanzionati, non solo nel brano che ci precede, ma anche in molti altri luoghi. E quindi non esitiamo a credere che siano conformi alla volontà di Dio; e quindi il nostro dovere come Suoi figli e servitori è di proteggerli dal male, proprio come ogni altro dono, facoltà o vantaggio che Egli ci ha concesso.
II. Ma è chiaro che gli abusi di cui sono soggetti sono numerosissimi. L'allegria può intromettersi in tempi e luoghi dai quali dovrebbe essere esclusa; può degenerare in volgarità, in sarcasmo e satira scortesi, in irriverenza, in mera indulgenza ed eccesso egoistico. Ma l'abito mentale che è soprattutto la degradazione di quell'allegria permessa da Dio e il risultato del suo godimento sfrenato è senza dubbio la frivolezza.
Chi è frivolo considera ogni cosa in un aspetto ridicolo o insignificante, sia che si tratti di un alto sforzo dell'intelletto, di una verità sublime o di un'azione nobile, o delle rivelazioni stesse del Vangelo di Cristo. Tale non è la condizione di colui che ricorda i doveri che deve al Padre gentile e amorevole che ci ha dotato della capacità di godere, che sa che il suo primo dovere è quello di servire Dio e sacrificare le proprie inclinazioni, e così accetta il riso e l'allegria come misericordiosa ricreazione alla vera opera della vita.
Bishop Cotton, Marlborough Sermons, p. 285.
Riferimenti: Salmi 126:3 . Spurgeon, Mattino dopo Mattino, p. 161. Salmi 126:5 . Mensile del predicatore, vol. ix., p. 297.