Commento biblico del sermone
Salmi 42:10
Un suggerimento ateo.
Una delle più grandi tensioni sulla fede umana quando un disastro ci colpisce è il pensiero: come può essere che Dio sia onnipotente e infinitamente tenero, come crediamo che sia, e tuttavia può permettere che queste cose accadano? È la vecchia questione dell'origine e dell'indennità del male, che i filosofi hanno dibattuto fin dai tempi antichi senza risolvere; eppure è una domanda che torna a casa come una spada ai più umili e meno colti. La tensione è vecchia quanto il mondo, e David ne ha sentito la forza, e in questa poesia la esprime.
I. Alcuni hanno risposto a questa domanda negando l'onnipotenza di Dio. Credendo in un dio o negli dei, credevano anche che i poteri divini fossero limitati, che esistessero poteri grandi o maggiori di quelli degli dei; in altre parole, riconoscevano o dèi uguali e opposti, o un severo potere al quale anche gli dèi stessi alla fine dovevano sottomettersi. Quest'ultima era una fede greca; il primo era orientale, apparendo in forme diverse nelle diverse religioni. Tali sistemi sono troppo lontani dai nostri modi di pensare per dimostrarci attraenti.
II. Ma c'è un altro sistema di religione, e c'è anche una forma di cristianesimo, nessuno dei quali nega assolutamente l'infinita tenerezza di Dio; ma spiegano tutto con la nuda affermazione della sovranità divina. Dicono che basta che Dio faccia una cosa, e che l'uomo non ha il diritto di metterne in discussione la giustizia o la correttezza. Ora, che questo credo sia tenuto dal musulmano o dal calvinista, ci mette in terribili difficoltà. Ci sono azioni fatte nel mondo che tutti gli uomini vedono essere malvagie, e dobbiamo insegnare che Dio è l'Autore del male? La sovranità arbitraria non spiegherà i misteri della vita.
III. La verità è che il mondo è una grande macchina che si muove secondo leggi definite e accertabili. Non era volontà del Creatore che la macchina operasse distruzione, ma il potere costruttivo diventa distruttivo se applicato male. Più conosciamo il mondo, più scopriamo l'opera, costante e inalterata, della legge della legge che porta felicità a coloro che agiscono in conformità con essa e disastro a coloro che la trasgrediscono.
IV. Il positivista chiede trionfante: Dov'è il tuo Dio? Non vedo altro che legge, e ora tu, cristiano, dici che non vedi altro che legge. Non stai meglio con il tuo Dio di quanto lo sia io senza di Lui. La nostra risposta è: (1) Se non ci fosse alcun vantaggio nel credere in Dio, dovremmo comunque essere obbligati a credere in Lui, perché c'è un Dio in cui credere, perché Egli è reale, e non possiamo fare a meno di credere in Lui.
(2) C'è una benedetta mitigazione dei nostri dolori che chi non conosce Dio ma la legge non può condividere. L'uomo che nel suo più amaro bisogno può alzare lo sguardo anche muto a Dio diventa posseduto ( a ) da un senso di simpatia, conforto e coraggio, e ( b ) da una pazienza divina.
W. Page-Roberts, Legge e Dio, p. 1.